
Pierpaolo Spettoli per Il Gazzettino ha raggiunto Sabry El Shaarawy, padre di Stephan El Shaarawy, simpaticamente ribattezzato “il piccolo Faraone” da stampa e tifosi biancoscudati, che proprio da Padova segue le sorti del suo paese. L’Egitto infatti, negli ultimi giorni lascia poco spazio ai sorrisi, è in corso infatti un autentica rivolta contro il regime di Hosni Mubarak, che va di pari passo alle rivolte scoppiate nel mese scorso anche in Algeria, Albania, Mauritania e Tunisia (dove il dittatore Ben Alì e la sua famiglia sono stati costretti alla fuga dal paese), con il rischio che l’incredibile effetto domino si propaghi in Giordania e Yemen.
«Il mio cuore è in Egitto. Mi auguro che prevalga il buon senso e che Mubarak si faccia da parte. La mia città natale è Tanta, ma al Cairo mi sono laureato all’università in Psicologia e ho fatto il servizio militare. Lì ci sono i miei tre fratelli e i miei cugini. È una grande preoccupazione: sono sempre in contatto con loro per sapere come stanno. Seguo minuto per minuto l’evolversi della situazione su Al Jazeera: anche se i suoi uffici sono stati chiusi dal regime e i cronisti arrestati, trasmette grazie alle frequenze messe a disposizione da altri canali satellitari. È da tanti anni che sono in Italia, ma i miei sentimenti sono sempre là. È giunto il momento che Mubarak faccia i conti con i suoi 30 anni di dittatura, e di ciò che sono stati per la gente. Spero che sia all’altezza per evitare ulteriori contrasti e spargimenti di sangue».
Il rais ottantaduenne ha annunciato che non si ricandiderà alle elezioni in settembre. «Ma non basta. La gente ha sopportato fin troppo. Sulla carta è una Repubblica presidenziale, in realtà è un regime (così com’era mascherato anche il regime tunisino, ndr). E trent’anni al potere lo dimostrano, tanto più che Mubarak stava preparando il figlio (Gamal) a prenderne il posto. Come altri dittatori del Medio Oriente, ha goduto dell’appoggio dell’Occidente per interessi economici. Ma adesso bisogna guardare in faccia la realtà e difendere la libertà e la democrazia del popolo del mio Paese. L’Egitto è meraviglioso da vivere e ha una ricchezza umana, culturale e naturale che però non si notano perchè non c’è capacità amministrativa. Mi piange il cuore a vedere l’attuale situazione». Con Stephan e la sua famiglia vi recate spesso in Egitto? «Ogni anno almeno una ventina di giorni, siamo andati anche quest’estate. Voglio mantenere il legame con la mia terra». Tornando a suo figlio, talento tra i più promettenti del calcio italiano. Come si trova a Padova? «Benissimo e lo stesso vale per me. La gente è meravigliosa, la città è affascinante». Stephan è in prestito dal Genoa. Potrebbe restare anche l’anno prossimo, magari in serie A? «La sua voglia di rimanere è tanta, ma non decidiamo solo noi: bisogna vedere anche Padova e Genoa».
Fonte | Il Gazzettino
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