Glerean a 360° sulla sfida di stasera

Cittadella e Padova tappe del suo percorso come allenatore. E anche oggi le segue con un occhio di riguardo. Stiamo parlando di Ezio Glerean. Il Gazzettino gli ha chiesto un flash sulla duplice esperienza, ecco le sue parole: «Due squadre che hanno segnato la mia carriera. Il Cittadella in grande parte, ma anche l’esperienza al Padova è stata molto intensa: bella per certi versi, brutta per come è finita. Ma conservo un buon ricordo dei mesi biancoscudati». Si sofferma sulla chiusura del rapporto con il Padova: «A gennaio c’era stata la morte di mio suocero (in Olanda, ndr) con la richiesta di eutanasia. Con mia moglie al capezzale del padre, dovevo fermarmi per seguire i miei figli».
Tornando ai giorni nostri. Come vede l’attuale campionato? «Molto equilibrato. Il Padova del mio amico Calori stava facendo molto bene, poi è rimasto senza giocatori che contano, Succi in primis. E sta pagando una flessione proprio perchè ha perso punti di riferimento importanti». E sul Cittadella: «Ha cambiato molto, è riuscito a trovare buoni elementi, ma ripetersi come l’anno precedente diventa difficile. Alla fine rimarrà in categoria, come pure il Padova».
Questa sera non sarà al Tombolato: ospite d’onore con Malesani e Guidolin nel Vicentino per la presentazione di un libro su Enrico Galuppo, ex presidente del Comitato regionale della Figc. Proiettiamoci ugualmente al match: c’è una favorita? «No, sono due squadre più o meno con gli stessi problemi, anche se entrambe fanno un buon calcio. Vedo una partita aperta, in cui entrambe proveranno a vincere, ma soprattutto a non perdere: potrebbe essere pericoloso».
Ancora un passo all’indietro, soffermandoci sulle due società che conosce molto bene. Tanto per cominciare la famiglia Gabrielli: «Mi sentivo parte di quella famiglia, e il papà Angelo mi considerava un figlio. Ho avuto anche Piergiorgio come presidente, e poi si è appassionato anche Andrea, come pure le sorelle. Una famiglia molto unita, seria, e sta facendo molto bene». Ancora sul presidentissimo Angelo: «Dirigente e persona straordinaria che deve essere d’esempio per tutti. Soprattutto in questo calcio che è malato, e dove mancano i grandi valori».
Andiamo al presidente Marcello Cestaro: «Una bravissima persona. Era all’inizio della sua ascesa come presidente quando allenavo i biancoscudati, e anche lui si è appassionato a questo mondo. Ha fatto cose belle, altre meno. Ma ha sempre mantenuto gli impegni, e non è poco. A Padova devono volere bene a un presidente così. Porto un bel ricordo di Cestaro». Si va al personale: ultima esperienza in panchina l’anno scorso per qualche mese a Cosenza: «È stata molto intensa. Mi aveva chiamato il presidente Pagliuso, che avevo già avuto a Ferrara. Ci siamo salvati, ma c’erano tanti altri problemi».
Sul suo futuro: «Un allenatore deve sentirsi anche dirigente di una società, per me è sempre stato così. Vivo il mio calcio, che è diverso dalla realtà: esempio, non mi sono mai legato a procuratori. Voglio continuare a fare questo mestiere con soddisfazioni, anche ripartendo dai dilettanti, e con un occhio di riguardo per il settore giovanile. Fondamentale è creare un gruppo di persone».



Ezio Glerean è nato a San Michele al Tagliamento (27 giugno 1956). Dopo avere riportato il Sandonà nei professionisti, la sua ascesa è legata al Cittadella (1996-2002). Al primo torneo di serie C2 centra i play off, ma granata eliminati dal Lecco in semifinale. Va meglio l’anno dopo: ancora spareggi, questa volta con il salto in C1. Dove al primo anno sfiora i play off, e li vince il campionato seguente. È serie B storica per i granata: salvezza al primo torneo, retrocessione nel secondo e divorzio dal club. Segue la parentesi al Palermo, quindi il Padova in C1 (2003-2004). Il rapporto non dura a lungo: Glerean si dimette dopo la sconfitta (2-1) nel derby al Tombolato, la società respinge le dimissioni, ma la separazione si consuma poco più tardi. Le esperienze successive sono accompagnate da poca fortuna: Venezia, Ferrara, Bassano. Ultima panchina un anno fa a Cosenza.



Fonte | Il Gazzettino