Cittadella-Padova, il derby di Totò Di Nardo: “Ho il cuore diviso a metà! Il Citta parte favorito, ma i biancoscudati…”

C’è un giocatore che è già entrato nella storia del derby Padova-Cittadella. A dir la verità, prima di riuscirci, aveva già conquistato un posto di diritto nella storia biancoscudata grazie alla doppietta decisiva nella finale playoff per la promozione in B contro la Pro Patria. Eppure, Totò Di Nardo, nel 2011, dopo essere stato scaricato dal Padova, scelse si rilanciarsi proprio a Cittadella, contribuendo a raggiungere la salvezza nelle ultime due stagioni. Ed entrando allo stesso tempo nella storia del derby, come unico giocatore in grado di andare a segno nella stracittadina con entrambe le maglie: la prima volta timbrando la rete che aprì la rimonta del Padova (2-2) nel 2010, la seconda lo scorso aprile, quando segnò una doppietta nel 3-3 del Tombolato. E adesso per chi fa il tifo? «Diciamo che ho il cuore diviso a metà, ma per motivi ben diversi. A Padova mi lega il ricordo di quattro anni meravigliosi e dell’affetto straordinario che ho ricevuto da tutta la gente. Ho vissuto le esperienze più emozionanti della mia carriera e sono stato contento di essere riuscito a trasmettere la mia passione ai tifosi. Devo però essere grato anche al Cittadella, che ha creduto in me in un momento molto delicato della mia carriera e mi ha dato l’opportunità di rilancio». Nessun dente avvelenato contro i granata che non l’hanno confermata lo scorso giugno? «Mi è dispiaciuto, sarei rimasto, ma mister e società hanno fatto altre valutazioni. Venivamo da un periodo nero in cui tutti erano concentrati su una salvezza che si era fatta moto dura e non abbiamo mai parlato di rinnovo. Ma non ho spirito di rivalsa, anzi. Dovrò essere sempre grato a Foscarini e Marchetti che mi hanno protetto quand’ero infortunato e alla fine sono stati ripagati con i miei gol. Il conto è pari».

È grato anche a Cestaro? «Sì, presidenti così è sempre più dura trovarli. Ci ha sempre sostenuto, era come un padre, per questo lo capivamo quando si arrabbiava così tanto. Immaginavo sarebbe arrivato il momento in cui, non per sua volontà, avrebbe lasciato». Come lo vede il Padova senza di lui? «Non conosco la nuova dirigenza, anche se seguo costantemente le vicende biancoscudate. Ero rimasto impressionato dal mercato, mi piaceva la squadra che era stata allestita, ma i risultati finora sono stati deludenti. Credo che il problema sia sempre lo stesso da anni. A Padova si cambia troppo, ogni anno si rivoluziona la squadra, e si alternano mister e ds. In questo modo non si riesce a creare un gruppo unito. Peccato». Anche al Citta, però, si è cambiato tanto. «È diverso. Lo zoccolo duro rimane sempre e c’è un progetto di continuità». Domenica chi vince? «Impossibile dirlo. Il Padova ha giocatori che possono risolvere anche da soli la partita, anche se in questo momento il Citta parte favorito. Di sicuro avrà un approccio alla gara più sereno, e so che la settimana che precede il derby viene preparata in maniera perfetta. A Cittadella sentono tantissimo questa sfida. Il Padova è riuscito a sbloccarsi, anche se arriva con meno serenità. Però, può succedere di tutto». Si salveranno le due squadre? «Sì. Il Padova ha pagato anche i tanti infortuni, ma con la rosa che si ritrova non riesco proprio a pensare che possa retrocedere». Lei, invece, come se la passa? Ha scelto di tornare in Seconda Divisione, a Ischia, dove ha trovato un ambiente particolare. La settimana scorsa, così dicono le cronache, avete pure fatto lo sciopero dell’allenamento. «La vicenda è stata un po’ distorta, ma non nego che ci siano dei problemi ambientali. Speriamo di risolverli presto, anche perché ho sposato un progetto ambizioso, e voglio concludere al meglio la mia carriera. Tornare dalle vostre parti? Mi sarebbe piaciuto, ma per farlo avrei dovuto chiudere la carriera lì e purtroppo non ci sono riuscito. Anche se mai dire mai…».

Si scrive derby si legge Totò Di Nardo. L’attaccante napoletano è l’unico giocatore finora capace di andare a segno con entrambe le maglie nelle sfide tra Cittadella e Padova. Per lui un gol da biancoscudato all’Euganeo nella sfida del 22 aprile 2010 finita 2-2, ma il ricordo più fresco e significativo è indubbiamente quello dello scorso campionato (13 aprile) che lo ha visto assoluto protagonista, autore di una doppietta con la casacca granata, il tutto, caso più unico e che raro, con gli scroscianti applausi e i cori dei supporter padovani a cui stava giocando un brutto scherzo. Anche in quella occasione, 3-3 il risultato finale, le squadre si sono divise la posta. «Mi sarebbe tanto piaciuto essere presente al Tombolato – le sue prime parole – anche semplicemente in tribuna per guardarmelo e gustarmelo. In fondo si tratta di un derby che sento un po’ mio». Il suo presente si chiama invece Ischia, la formazione di Seconda divisione in cui l’attaccante è approdato la scorsa estate. Un’esperienza che si sta rivelando decisamente complessa, per problematiche societarie e ambientali. «Volevo riavvicinarmi a casa, ma soprattutto tenevo a dare una mano a un tecnico molto bravo come Campilongo in un progetto che si preannunciava ambizioso, ma adesso la situazione è molto difficile, sto stringendo i denti e a gennaio valuterò altre soluzioni». E dunque il Veneto le manca? «Da voi sono sempre stato bene, ho trascorso sei anni che sono un pezzo importante della mia vita; da nessuna altra parte mi ero fermato così a lungo».

Di questi sei anni i primi quattro lo hanno visto in prima linea con il Padova: «Insieme ai tifosi abbiamo vissuto tante emozioni e, tolta la prima stagione, abbiamo sempre dovuto lottare fino all’ultimo respiro, con la promozione in serie B ottenuta a Busto Arsizio, con i playout a Trieste e con la finale di Novara che poteva regalarci la massima serie. La doppietta con la Pro Patria (è stato lui l’uomo promozione nella stagione 2008-09, ndr) non è dunque l’unico bel ricordo che conservo della mia esperienza padovana». L’amore più grande della piazza nei suoi confronti si è forse manifestato proprio nell’ultimo derby al Tombolato, dove è stato osannato dopo avere perforato per due volte la porta del Padova: «Non smetterò mai di ringraziare i tifosi per il grande legame che si è venuto a creare. Loro, del resto, sanno che il giocatore e l’uomo Di Nardo hanno sempre dato il massimo per questa maglia». Il presente del Padova, come il suo, non è dei migliori: «Fa un pò male vederlo lì, ma il campionato è lungo e i valori verranno fuori. Come ogni anno, purtroppo si è cambiato tanto e questo può creare problemi, a maggiore motivo se i risultati non arrivano. Finalmente è arrivata la prima vittoria e la svolta è coincisa con l’arrivo di un tecnico che può dare una grossa mano. C’è da ricompattarsi per essere una cosa sola, tifosi compresi che ora non la vivono benissimo, ma le cose possono cambiare in un attimo e per questo serve tranquillità».

Stato d’animo che non manca in casa granata: «Proprio per questo il Cittadella ha qualcosa in più sul piano mentale. Nella città murata sono stato bene, mi sono sentito in famiglia e mi hanno accolto con grande rispetto; ne approfitto per ringraziare Foscarini e Marchetti per la grande mano che mi hanno dato soprattutto dopo l’infortunio dell’ultimo anno». Alla resa dei conti, che derby sarà? «Li ricordo tutti, sempre belle partite, anche in C o in coppa. A Cittadella ci tengono in maniera particolare e spesso sono stati segnati tanti gol. Da una parte e dall’altra, penso a Pasquato, Donnarumma, Coralli e altri, ci sono i giocatori che possono risolvere la gara. Spero in una bella festa di sport e vinca il migliore».

Fonte | Il Gazzettino | Il Mattino di Padova | trascrizione PadovaGoal.it