Padova – Torino : Cacia vs. Bianchi visti dalla Gazzetta

Due squadre tornate a correre, due attaccanti che vogliono tornare a segnare. Padova-Torino, la sfida al vertice della 18ª giornata, vive anche sul confronto a distanza tra Daniele Cacia e Rolando Bianchi, che sono all’asciutto da tempi diversi ma hanno firmato l’ultimo gol allo stesso avversario

Nuovo modulo Cacia, che non segna dal 5 novembre (2-2 con la Juve Stabia), spiega che col Sassuolo si è chiuso un momento di flessione «normale in un campionato così lungo. Prima o poi toccherà anche al Torino». Dal Canto ha intanto deciso di cambiare modulo, passando al 4-3-1-2 con Marcolini trequartista: «Sabato ho giocato solo una decina di minuti, ma sono sicuro di non avere problemi, posso adattarmi a più ruoli. In tre occasioni ho fatto anche l’esterno, non mi era mai capitato. Per il resto, i miei movimenti non cambiano: devo correre e dare profondità». Chi di sicuro non può giocare sulla fascia è Bianchi: «Siamo diversi, lui è più forte fisicamente, io punto soprattutto sulla velocità». Un’amicizia tra coetanei nata diversi anni fa nell’Under 17 e 19: «Rolando è un giocatore da A, un valore aggiunto per il Toro». Cacia non sta cercando rivincite dopo l’esperienza di Piacenza che per lui non è stata fallimentare: «Proprio l’anno scorso ho confermato le mie qualità, poi è finita come è finita. A proposito, mi spiace quello che sta accadendo, la città non lo merita».

Il ritorno Rolando Bianchi, che non segna dal 15 ottobre (1-0 con la Juve Stabia), rientra dopo due giornate di stop: «Ho una voglia matta di giocare, ho preso una squalifica figlia di una sceneggiata, visto che non avevo fatto nulla. Ma questo fa parte del passato». Il tecnico Ventura saluta soddisfatto il rientro del capitano: «Dovrebbe darci i gol, ma a me interessa che sia il Bianchi che ha lasciato, ossia uno che lotta su ogni pallone. Ma nessuno fa vincere le partite, è la squadra che vince. Sarebbe drammatico se Rolando non avesse tanta voglia. Ma poi conta lo spirito e la mentalità di squadra. Se ti senti debole perché manca qualcuno, sei perdente: le assenze devono farti sentire ancora più forte».
Fonte | Guglielmo Longhi per La Gazzetta dello Sport