Bianchi a La Stampa:”Non si può giocare in uno stadio del genere nel 2011″

Il doppio stop per la pseudo gomitata a Borghese del Bari. Al rientro in campo, l’insolito film del blackout a Padova. Bianchi, quanta rabbia ha dentro?
«Ho tanta voglia di giocare e tornare a divertirmi. Purtroppo negli ultimi tempi non è successo. Prima l’ingiustizia della squalifica, poi a Padova avete visto cos’è successo. è stata una partita anomala nel secondo tempo, falsata dai continui momenti di pausa. Il calcio italiano ha fatto una figuraccia».

In discussione c’è la regolarità della ripresa, cominciata con 11 minuti di ritardo a causa del cortocircuito dell’impianto di illuminazione. A Padova sostengono che lei fosse d’accordo a riprendere la partita. Ci racconta com’è andata?
«All’inizio ho detto che si poteva continuare a giocare, in attesa delle luci: era giusto andare avanti, ancora si vedeva bene. Ma la situazione è mutata in fretta, si è fatta presto confusa».

A cominciare dal gol subito da Coppola. Ha visto bene l’azione?
«L’ho vista, anche se poco prima c’era stato un calo di tensione. Dal campo si avvertiva già l’oscurità. L’intensità della luce andava e veniva. Nonostante ciò, potevamo recuperare lo svantaggio e l’avremmo fatto, se non fossimo stati bloccati dalla notte».

Eppure dicono che lo stadio Euganeo sia uno degli impianti all’avanguardia.
«Non scherziamo. Non si può giocare in uno stadio del genere nel 2011. Vi rendete conto che siamo rimasti totalmente al buio? Tutto spento, nelle tribune come negli spogliatoi. Abbiamo rischiato l’incolumità, tutti. La verità è che in Italia abbiamo stadi vecchi, dobbiamo rifarli per recuperare credibilità».

Secondo lei l’arbitro Calvarese è riuscito a gestire bene la situazione?
«Con noi è stato super disponibile, ha fatto quel che doveva, non conosco le loro regole e non so se avrebbe potuto agire diversamente. Io pensavo a giocare, però credevo toccasse a lui chiedere al Padova di aggiustare i riflettori: non so se l’ha fatto. Di certo, le continue interruzioni non ci hanno aiutato. Anzi: abbiamo rischiato solo di infortunarci. Poi è arrivato il buio».

La giustizia sportiva ha deciso di programmare per mercoledì prossimo i restanti 14 minuti e 10 secondi da giocare. Vi sentite beffati?
«Tutto il calcio italiano lo è, perché in questo modo si rovina lo spettacolo. Sarà anomalo giocare 14 minuti con la consapevolezza di dover fare almeno un gol. Non fai neanche in tempo a riscaldarti, ma tenteremo il tutto per tutto. Proveremo un attacco in stile Fort Apache».

Ma il ricorso del Torino, presentato ieri, potrebbe cambiare il risultato del campo. Crede allo 0-3 a tavolino?
«Se passi con il rosso devi essere multato. E se c’è una legge che contempla un caso del genere deve essere applicata. Detto questo, a me piace conquistare i tre punti sul campo, vincere davanti a un giudice non è la cosa più bella, ma ora è giusto prenderla in considerazione».

Il Pescara di Zeman è l’occasione giusta per ritrovare la via della porta smarrita da 54 giorni?
«Da me vi aspettate sempre i gol ed è normale, ma io resto tranquillo: per minuti giocati le mie reti sono assolutamente in media con gli altri anni. Il gol arriverà presto, l’importante è esserci. Non vedo l’ora di incontrare Zeman. è il valore aggiunto del Pescara, pratica un calcio spettacolare».
Fonte | Francesco Manassero per La Stampa