Foschi al Mattino esalta Dal Canto e chiede compattezza: “Chi non ci crede se ne può andare”

PADOVA Rino Foschi, quinto posto con 38 punti a metà campionato. Il Padova è a 4 lunghezze dal Torino e a 3 dal Verona secondo. Bene, no? «Sono contento. I risultati sono arrivati, abbiamo subito solo 5 sconfitte in 21 gare, e almeno un paio non sono veritiere. Mi riferisco all’Albinoleffe e al Gubbio: avremmo meritato più del pareggio in entrambi i casi, non di tornare a casa a mani vuote».
Dal Canto promosso a pieni voti, dunque? «Per lui parlano i numeri: nell’anno solare 2011, tra quanto ha raccolto quando a marzo ha preso in mano la squadra arrivando alla finale playoff, e ciò che ha messo insieme nel girone d’andata dell’attuale stagione, ha fatto meglio di tutti. Se non sbaglio, ha una media di più di 2 punti a partita. Quando dissi, l’estate scorsa, che la sua riconferma sarebbe stato l’acquisto più importante, non mi sbagliavo. Ho avuto tanti tecnici giovani, alcuni sono stati cambiati forse per troppa fretta, ma Alessandro va solo elogiato. Non è facile ottenere ciò che ha messo insieme lui. Certo, fossimo riusciti a girare a 40 punti, parleremmo di un Padova mostruoso, ma ditemi voi chi avrebbe scommesso su un tale risultato all’inizio».
Direttore, adesso c’è la finestra del “mercato” di gennaio che potrebbe significare molto… «Vuole la verità? M’interessa di più capire chi vuole davvero restare, rispettando le regole che detta l’allenatore, non chi deve arrivare. E mi spiego: sono contento del gruppo che ho, ma sappiamo benissimo, e voi stessi ne avete scritto, che c’è chi è in sofferenza. Questo è il mese-chiave dell’intera annata, il momento in cui il gruppo deve ricomporsi, se ci sono integrazioni o trasferimenti altrove, per puntare all’obiettivo ben noto. Sono 5 mesi che ci conosciamo, abbiamo camminato positivamente in una determinata direzione, ora chi vuole continuare a sposare il progetto me lo deve dire a chiare lettere. Lo stesso dicasi per chi non ci sta».
La vera scommessa da vincere, sembra di capire, è la compattezza dello spogliatoio. «Sì, credo sia il punto chiave. La piazza è esigente, la proprietà scalpita per ottenere determinati risultati, e la pressione va gestita in un certo modo. Io a Dal Canto non chiedo niente di più di quanto sta facendo. E’ preparatissimo, motivato e prepara le partite come pochi altri. Gli manca l’esperienza? Beh, sta dimostrando di avere un certo tipo di personalità ed è ascoltato. Quanto ai giocatori, ne abbiamo sei in scadenza di contratto: verrà il momento, molto presto, in cui ci guarderemo in faccia e si parlerà del futuro. Ma dopo la conclusione del mercato. Quando avrò ben capito che il gruppo si sta consolidando, vedremo cosa fare. Non dimenticate che abbiamo portato 15 giocatori nuovi, in estate».
Resta sempre un difensore l’obiettivo primario? «Non scopriamo nulla di nuovo quando indichiamo nel terzino destro un ruolo ancora scoperto, perchè Donati non ha alternative, se non con lo spostamento di Legati in fascia». Pesoli? «Lo abbiamo trattato in passato, è un nome che ci piace. Ma non so se si sposterà (e qui il d.s. bluffa perchè l’affare è vicino alla conclusione, ndr)». Hallenius? «Ho letto cose poco simpatiche da parte del suo procuratore, e la cosa mi ha sorpreso. Affronterò il problema in settimana, voglio andare sino in fondo». In queste ore si è ventilato il possibile ingaggio di Lanzafame. C’è qualcosa di vero? E su Cacia che ci dice? «Lanzafame lo conosco bene, lo presi al Palermo insieme a Nocerino nell’ambito dell’operazione Amauri alla Juve. Ma in quel ruolo siamo coperti, non l’ho mai cercato. Quanto a Cacia, la sua insofferenza è più letta che toccata con mano. Ho fatto i salti mortali per averlo, Daniele qui sta bene. Capisco la sua voglia di giocare, ma non mi ha mai chiesto di andar via. Se recuperiamo come si deve Succi, con lui, Cacia e Ruopolo abbiamo un grande attacco».
Fonte | Stefano Edel per Il Mattino di Padova