Raimondi al Mattino: «Mi prendo il Padova e poi inciderò dischi! Voglio consacrarmi in biancoscudato»

(Mattino di Padova) Andrea Raimondi è un tipo fuori dagli schemi. Nel calcio come nella vita. Schietto, limpido, mai banale. Ed è proprio così che l’eroe dei due derby si è svelato ai tifosi biancoscudati nella videochat di ieri nella nostra redazione, partendo proprio dalla straordinaria doppietta siglata sabato contro il Cittadella. «Quando gioco non sto troppo a pensare a quello che faccio», ha esordito Raimondi. «Spesso ci provo, mi basta un attimo, in campo non hai tempo per decidere. Questione d’istinto e sabato mi è andata bene. Credo che il primo gol ai granata sia la rete più bella che abbia mai realizzato». [...] Un dilemma: è Pea a dover ringraziare lei o il contrario? «Io il mister. Mi piace mettermi in discussione, in estate potevo andar via ma sono voluto restare nella mia città. Con Pea ho un buon rapporto, quando ho bisogno è sempre disponibile e si comporta con tutti allo stesso modo. Io non ho mai preteso il posto, non è giusto, ma spero di avere altre opportunità. Entrare a gara iniziata è molto difficile fisicamente, si fa il doppio dello sforzo. Scendi in campo quando i ritmi sono già alti e devi essere subito pronto». La sua chance può arrivare ora: l’attacco di “piccoletti” pensato da Pea sembra disegnato apposta per lei. «Se sarà così sarei felicissimo. Da quando gioco a calcio non ho mai avuto continuità e mi sono posto una domanda: è colpa mia? Il mio ex tecnico Braglia poco tempo fa ha detto che sono forte ma discontinuo. Come si fa a dirlo se gioco una gara sì e una no? Mi piacerebbe avere la possibilità di giocare 7-8 gare di fila: allora si può vedere se sono discontinuo o meno». [...] Ha mai avuto paura di non riuscire a sfondare nel calcio? «A 16 anni non andavo bene a scuola, ero sempre in giro con le nazionali e allora mi sono messo a consegnare le pizze. Poi ho firmato il primo contratto, anche se il momento più duro l’ho avuto alla Sangiovannese a 19 anni. Non ci pagavano più, la società stava per fallire, io ero via di casa e non sapevo come pagarmi le spese. Così mi sono messo ad insegnare musica ai ragazzi del luogo. Alcune mamme era entusiaste, mi consigliavano ad altri ragazzi e sono riuscito a creare un giro che mi faceva guadagnare un sacco. Ho pensato: “quasi quasi mi metto a fare questo. Ma vuoi mettere giocare a calcio?». Lei sembra diverso dallo stereotipo del calciatore. «Per certi versi sì. Ho visto giocatori di tutti i tipi. All’esterno c’è una brutta immagine dei calciatori, si pensa facciano la bella vita. D’accordo, ce ne sono alcuni così, ma ci sono anche quelli chiusi sempre in casa. Io ogni anno lego con 6 o 7 ragazzi, per questioni di carattere. Non ce ne sono tanti come me, che ad esempio non hanno Sky a casa o suonano uno strumento. Ecco, con i musicisti lego di più». Un suo amico è Babacar. «Sì, quando si è infortunato mi è dispiaciuto un sacco. Dopo il gol al Citta mi ha aspettato nel tunnel degli spogliatoi e ha inscenato un balletto (che imita ndr) per festeggiare. Ha un carattere esuberante, ma non esagera. È forte, non si abbatte e per questo, viste le doti tecniche, diventerà un campione». [...] I tifosi con i suoi gol pensano alla serie A. «Da tifoso biancoscudato anch’io che vorrei arrivare in A, però ora pensiamo solo a vincere gara dopo gara provando a raggiungere qualsiasi traguardo. L’importante è non avere nessun rammarico». Con il gol al Verona ha realizzato un sogno, con quelli al Citta si è ripetuto. Ora cosa sogna? «La cosa più bella che potrebbe capitarmi è affermarmi nel Padova. Questo è il mio sogno».
Fonte | Videochat a cura di Paolo Baron Claudio Malfitano, Stefano Volpe Francesco Cocchiglia per Il Mattino di Padova