Totò Di Nardo, il grande ritorno all’Euganeo e quella barba imbiancata

CITTADELLA Una scelta di vita. Quella stessa vita che poi ti presenta il conto ed è in quel momento che devi essere in grado di rispondere. Totò Di Nardo lo sa, non ha paura ed è da quest’estate che sta contando i giorni che lo separano dal grande ritorno all’Euganeo. «A Padova voglio esserci a tutti i costi» aveva confidato la “pulce” agli amici più stretti qualche settimana fa, prima di chiudersi in un silenzio ascetico alla vigilia del derby. Troppo importante per il folletto napoletano tornare sul terreno che gli ha regalato le emozioni più folgoranti della carriera, respirare l’odore dell’erba ma soprattutto immergersi nell’abbraccio dei vecchi tifosi. No, non è un ex come tutti gli altri. Non può esserlo dopo 4 stagioni disputate in maglia biancoscudata, più di 100 presenze e 25 gol. Ma le statistiche contano fino ad un certo punto. Totò Di Nardo è entrato nella storia biancoscudata (nell’anno del centenario è stato anche inserito nella lista dei 10 calciatori più rappresentativi del secolo)e non vi uscirà più, grazie a quella doppietta siglata a Busto Arsizio che ha permesso al Padova di infrangere una maledizione lunga 11 anni e tornare in serie B. Da quel momento si è instaurato un rapporto viscerale tra Di Nardo e il popolo biancoscudato, che si riconosceva in lui per la capacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo, andando contro anche a un destino che sembra sbattere la porta in faccia ad ogni occasione. Ed è per questo che la porta non si è mai chiusa. Il centravanti quest’estate aveva capito che non poteva più restare a Padova. La dirigenza non lo riteneva utile al progetto e lui a malincuore ha dovuto accettare l’evolversi della situazione «senza sbattere la testa contro il muro» come ha più volte ripetuto nel corso del suo ultimo ritiro alla corte di mister Dal Canto. È qui che ha covato un piccolo sentimento di rivalsa. Dopo aver ingoiato fango per anni sui campi di Lega Pro non voleva abbandonare una categoria conquistata quel magico pomeriggio di giugno. Ecco perché una volta presentata l’occasione giusta l’ha colta al volo senza pensarci: Cittadella. La rivalità su sponda biancoscudata non è così accessa, la città murata è ad un passo da casa, gli amici possono continuare ad essere gli stessi. E così Totò non ha cambiato vita, scegliendo di buttarsi a capofitto in una nuova avventura, senza chiudere quella porta del destino. Ora deve solo pagare il conto e ne è consapevole. Come? Questo proprio non lo sa, stretto dal magone che gli stringerà il cuore una volta uscito dal tunnel dello spogliatoio e quel desiderio di fare vedere che, nonostante una barba che si sta imbiancando, non era il caso di considerarlo già “bollito”.
Fonte | Il Mattino di Padova