Udinese: morto l’ex presidente Lamberto Mazza, portò in Italia Zico

UDINE (ITALPRESS) – Fu il presidente di una provinciale che negli anni Ottanta osò sfidare le grandi: Lamberto Mazza, morto stamani nella sua abitazione di Pordenone all’età di 86 anni, nel giugno del 1983, due anni dopo aver rilevato le azioni dell’allora presidente del club bianconero Teofilo Sanson (per 750 milioni), acquistò Arthur Zico, allora il più bravo calciatore al mondo creando l’Udinese delle meraviglie che comprendeva anche Causio, Mauro, Virdis, Edinho, Galparoli, Tesser, Miano, Marchetti, Tesser, ma i sogni di gloria svanirono ben presto. Mazza divorziò dalla Zanussi di cui l’Udinese era una delle ventitrè società del colosso pordenonese e quale buonuscita gli fu lasciato il club bianconero. Da allora le cose andarono meno bene per l’Udinese anche se rimase in A sino a quando, luglio del 1986, Mazza cedette le sue azioni all’attuale patron dei bianconeri Gianpaolo Pozzo.
Mazza e il Dg Corsi, sempre nell’estate del 1986, furono sospesi dalla giustizia sportiva per cinque anni, l’Udinese retrocessa in B. In appello, però, Mazza fu riabilitato con formula piena, l’Udinese se la cavò con una penalizzazione di nove punti.

Un precursore del calcio moderno e una persona che l’ha fatto innamorare dell’Udinese. Gianpaolo Pozzo, patron dei friulani, lo ricorda così. “Io dico sempre che mi sono innamorato dell’Udinese grazie a Zico – ha detto Pozzo secondo quanto riporta udinese.it – e di questo, oltre alle migliorie strutturali di cui è stato dotato lo
stadio “Friuli”, devo e dobbiamo ringraziare Mazza di cui ho la massima stima per quanto ha fatto per la nostra squadra. Al di là delle vicende personali, infatti, bisogna riconoscere che l’Udinese sotto la sua guida ha vissuto un periodo entusiasmante. Se infatti a Sanson va dato il giusto merito per aver riportato la squadra in Serie A, Mazza ha dato ulteriore sprint e portato una mentalità imprenditoriale all’ambiente, imprimendo una svolta alla storia dell’Udinese degli anni precedenti”.
Fonte | Repubblica.it