Cestaro alla Gazzetta: “Io, speaker tifoso per il Padova in A”

Non ha mai perso la voce, sa quando è il momento di occupare la cabina dello speaker dell’Euganeo ed è pronto a investire molti decibel nella causa della A. Soprattutto ora che il Padova si sta confermando una delle grandi favorite.

Presidente Cestaro, ci lancia il suo urlo preferito?
«Certo: forsa ragasssi, con tre esse. Sa perché non urlo forsa Padova?»

Perché?
«Così non faccio distinzioni, incito anche gli avversari».

Una specie di tifo ecumenico: lei neutrale? Non ci crediamo.
«Ma sì, il calcio dovrebbe essere una festa per tutti, come accade nel basket femminile. Giocare a è una festa per le famiglie, i bambini. Il calcio…».

Il calcio?
«E’ più stressante, regala emozioni e tensioni enormi. Speriamo che le cose cambino, ma sarà difficile. Prendiamo la partita di Verona della scorsa settimana».

Cosa è successo?
«Erano i soltanto in 200 da Padova. Possibile? Ma accidenti, non fate i monelli, sottoscrivetela questa Tessera del tifoso. Cosa aspettate? Con chi protestate?».

Il d.s. Foschi le ha costruito una squadra che non può sbagliare.
«Non lo conoscevo, mi ha sorpreso: è uno che vive di calcio. Con lui ogni tanto mi piacerebbe parlare di supermercati o di donne. Impossibile: c’è solo il calcio».

L’ultimo colpo: Cacia.
«Attaccante da serie A: visto che gol al Verona?».

Sono arrivati 14 giocatori: non teme che la squadra sia stata cambiata troppo?
«In effetti la rosa è abbondante, specialmente in attacco. Meglio così, può essere decisivo per la promozione».

Milanetto o Italiano?
«Non entro nel merito delle scelte dell’allenatore, anche se mi piace parlare con lui perché ho ancora molto da imparare. Comunque mi sono fatto questa idea: Milanetto sta giocando di più perché ha bisogno di inserirsi negli schemi, poi toccherà anche a Italiano».

Dal Canto doveva fare il traghettatore…
«E invece è stato una grande sorpresa. E’ bravo, ha capito subito i giocatori che sono praticamente suoi coetanei. E’ vero, non aveva grande esperienza, ma che importa? Anche Sabatini arrivava dal settore giovanile. Quando giocava, Dal Canto sembrava già un allenatore in campo. E poi è un tipo forte, modello di vera razza veneta: due giorni dopo l’operazione ai calcoli renali era già in campo per l’allenamento».



Fonte | Guglielmo Longhi per La Gazzetta dello Sport