Giovanni Monti, aviatore e bomber biancoscudato dimenticato a 80 anni dalla scomparsa

PADOVA Nessuno se n’è ricordato. Nel 2011 che se ne sta andando, non una parola, nè un’iniziativa qualsiasi per gli ottant’anni tondi tondi dalla morte di Giovanni Monti. Quel Monti cui è intitolato, fra l’altro, lo stadio-velodromo cittadino.
PIONIERE. Di lui, rodigino di Fratta Polesine e secondo di tre fratelli tutti calciatori con la maglia del Padova, che fu grande aviatore, ciclista e appunto calciatore, pioniere dello sport e nella vita, sembra non essersi interessato più nessuno. Non se n’è rammentato il Padova, con cui Monti aveva giocato 176 partite segnando 51 gol dal 1919 al 1930, l’anno precedente alla sua morte avvenuta all’età di soli 31 anni per un incidente in idrovolante durante le prove della Coppa Schneider sul lago di Garda. Idem la Scuola di ciclismo Leandro Faggin, che gestisce l’attività al velodromo dove i propri allievi si allenano tutti i giorni. «Non ne sapevamo niente di questo anniversario – allarga le braccia il presidente Manfredo Dorella – Nemmeno la federazione sapeva niente, nè ha organizzato qualcosa».
UFFICIO. Forse la questione del ridimensionamento del Monti all’interno del progetto Park Rabin, ha distratto i vertici del sodalizio ciclistico, e la paura di rimanere in futuro senza un tetto dove stare per l’inverno (vedi l’abbattimento delle strutture societarie) ha distolto l’attenzione dal passato. Peccato, perchè ricordare Giovanni Monti poteva essere il pretesto per porre l’attenzione sul velodromo e magari ottenere qualcosa di più che un ufficio ben riscaldato sotto le tribune della pista.
IL FUTURO. Ecco, a proposito del futuro della pista: il Comune, per bocca dell’assessore allo Sport Umberto Zampieri, nega che per il Monti siano previsti piani di ulteriore ridimensionamento. O addirittura di abbattimento, com’è stato deciso per la gradinata del vecchio stadio Appiani. «Se non avessi l’idea che il velodromo deve essere un luogo vivo per il ciclismo, non avremmo realizzato gli uffici della Federciclismo sotto la tribuna – dice difatti Zampieri – Questa è la prova che al Monti ci stiamo pensando. Per quanto riguarda l’abbattimento della gradinata dell’Appiani (in questi spazi si dovrebbe realizzare il parcheggio che renderebbe agibile tutta la struttura, ndr) se ne occupa il settore dei lavori pubblici : in caso di cambiamenti sull’assetto degli spazi urbani cercheremo di intervenire in favore del Monti». Restano i dubbi sul futuro del ciclismo su pista: per mantenerlo, si sa, serve molto di più che tenere semplicemente in vita il velodromo.
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Fonte | Francesco Menegazzo per Il Mattino di Padova