Last Bet: pagati per perdere

PADOVA – Una cosa, leggendo l’ordinanza del Gip Mario Salvini legata alla seconda tranche dell’inchiesta Last Bet, sembra certa. Due giocatori del Mantova, Carlo Gervasoni e Alessandro Pellicori, sarebbero stati il tramite dell’organizzazione criminale con appoggi in tutto il mondo che tentava di aggiustare le partite di diversi campionati europei. Le partite finite nel mirino della Procura di Cremona, fra le altre, sono Padova-Mantova e Cittadella-Mantova e, in entrambi i casi si può concludere, almeno secondo l’accusa, che Gervasoni e Pellicori avrebbero intascato fra i 10.000 e i 15.000 euro per far perdere la propria squadra. Il tutto all’insaputa degli avversari, perché in questo caso, se di combine si è effettivamente trattato, si può concludere che Padova e Cittadella ne sarebbero del tutto estranee. In un passaggio dell’ordinanza su Cittadella – Mantova del 24 aprile 2010 e terminata 6-0 si legge ad esempio che «Vinko Šaka (uno dei componenti dell’organizzazione ndr) partiva per l’Italia e, nella stessa giornata del 24 aprile, si incontrava con Carlo Gervasoni, giocatore del Mantova, con il quale raggiungeva l’accordo affinché egli, d’intesa con il calciatore Alessandro Pellicori ed un altro giocatore non identificato del Mantova, in cambio di un compenso in denaro, alterassero il risultato della suddetta partita, in modo che si realizzasse la vittoria del Cittadella con minimo di 2 gol di differenza, sulla base anche dell’impegno – poi non portato a termine – che già era stato assunto per la partita contro il Brescia. Secondo gli accordi raggiunti, la partita si concludeva con risultato 6-0 in favore del Cittadella».

I contatti precedenti alla partita avvengono, secondo gli inquirenti che si avvalgono della collaborazione delle autorità croate, presso il Ristorante Al Tezzon di Camposampiero, dove il Mantova si trova in ritiro. Ed è in quella sede che Gervasoni, Pellicori e un terzo giocatore virgiliano non identificato vengono avvicinati e dove si raggiunge l’accordo per «un premio pecuniario di una probabile cifra di 10.000-15.000 Euro, per truccare il risultato della suddetta partita in modo che finisca con la vittoria del AS Cittadella con minimo di 2 gol di differenza». Gli “zingari” entrano in azione anche per Padova-Mantova 3-0 dell’11 ottobre 2009 con le medesime modalità. Qui, però, ci si limita a constatare che, dopo la partita, Dino Lalic e altri tre componenti dell’organizzazione, erano registrati al Rechigi Hotel di Mantova, lo stesso dove alloggiava la squadra. Una prova, questa assai più debole, essendosi già giocata la partita e non certo sufficiente per dimostrare la colpevolezza del Mantova. Diverso il discorso per Padova-Atalanta 1-1 del 26 marzo scorso. In questo caso particolari inquietanti emergono sul comportamento di Cristiano Doni. Il quale utilizza un’utenza rumena per comunicare freneticamente prima della partita con almeno 20 sms con Nicola Santoni e che, dopo la gara, viene chiamato da una cabina telefonica bolognese. Per quest’ultimo incontro, almeno per ora in assenza di ulteriori elementi probatori, secondo la Giustizia sportiva il Padova nella peggiore delle ipotesi rischia solo per “responsabilità presunta” (massimo uno o due punti di penalizzazione), non essendo coinvolti suoi tesserati.

Fonte | Dimitri Canello per Corriere del Veneto