Bovo, doppietta da papà:”Un gol per il mio futuro figlio; ho un esempio: Cuffa”

PADOVA L’abbiamo visto crescere, passo dopo passo. Approdare a Padova appena ventenne, resistere alle meritate lusinghe delle serie superiori quando la maledizione della C non si era ancora spezzata, fino a conquistare una promozione da protagonista. E poi tagliare il traguardo delle cento presenze da più giovane biancoscudato della storia, spaccarsi un sopracciglio nella finale di Novara, fino all’ultimo step, quello di venerdì sera. Andrea Bovo, cuore e polmoni del centrocampo, realizza la prima doppietta della carriera, in una delle partite più delicate, permettendo ai biancoscudati di sbancare Livorno. Per un giorno così anche la dedica non poteva che essere speciale. Il capitano non è cresciuto solo sul campo, si è fatto uomo, ha sposato la salernitana Marianna la scorsa estate e si è riservato per il momento giusto il grande annuncio. Anche se il dito in bocca quando ha esultato aveva fatto intuire qualcosa: «Un gol lo voglio dedicare al piccolino che è in arrivo a luglio», mostra il sorriso più splendente il mestrino, «sarà il mio primogenito, un maschietto. È una gioia immensa, in questo periodo mi sto togliendo belle soddisfazioni sia a livello calcistico che personale. Ora passerò la Pasqua a Salerno con mia moglie, poi me la riporto a Padova perché vuole starmi vicino in quest’ultima parte di stagione». Il piacere di una doppietta e la doppia dedica. Anche la seconda si era capita: «Dopo il primo gol sono andato ad abbracciare i compagni della panchina. È difficile, quando tutti vogliono dare il proprio contributo, essere esclusi, ed è doveroso condividere le gioie del campo con chi soffre da fuori, così ho abbracciato la panchina, senza distinzioni». Con quattro gol già in cascina dal punto di vista realizzativo, è la sua miglior stagione in assoluto. Lo è anche in generale? «Non saprei, di sicuro non mi ritengo un giocatore dai piedi raffinati, ma dal grande carattere sì. E questo mi aiuta a tirare fuori il massimo ad ogni partita. Mi è sempre mancata una certa continuità sotto rete e penso che per un centrocampista sia fondamentale riuscire a segnare, per essere decisivi quando gli attaccanti fanno un po’ più di fatica». C’è un segreto? «Penso che si possa migliorare anche solo osservando i compagni. Così, da un po’ di tempo a questa parte, cerco di prendere esempio da Cuffa, che vede la porta, bravissimo negli inserimenti e freddo davanti al portiere. Vorrei arrivare al suo livello». Poi, quando i gol sono pesantissimi come i due siglati a Livorno, la soddisfazione non può che moltiplicarsi. «Sono felicissimo per la vittoria. Quelle dietro ci sono attaccate e non potevamo permetterci di sbagliare. Ora, però, non dobbiamo pensare a chi ci insegue, c’è da fare solo la corsa su noi stessi, mettere al sicuro i playoff e poi vedere come va a finire. Che siamo una squadra forte non è in discussione». Quindi, perché accontentarsi di difendere soltanto il quinto posto, giusto? «Attenzione! Quest’anno troppe volte, dopo esserci rialzati, siamo caduti di nuovo. Come ripeto, siamo stati costruiti come una squadra forte, ma per avvalorare questa tesi dobbiamo dare continuità ai risultati e non essere così altalenanti». Per farlo serve scacciare il tabù Euganeo. Due sole vittorie in casa negli ultimi quattro mesi, come mai? «Ne parlavamo in albergo a Livorno. In casa abbiamo toppato qualche gara di troppo, ma se manteniamo questo ritmo fuori e rischiamo di più all’Euganeo siamo ancora in tempo per toglierci qualche soddisfazione». Vi condizionano i malumori del pubblico? «Inevitabile che i mugugni possano far affrettare una giocata e togliere un po’ di tranquillità, ma dobbiamo essere impermeabili perché ci sta. Ora, inoltre, il campo si sta aggiustando e non è un dettaglio da trascurare. Quest’anno il terreno dell’Euganeo non ci ha dato una grossa mano e a Livorno si è visto che, quando abbiamo le condizioni ideali, riusciamo a palleggiare e ad offrire qualcosa di buono. L’azione del raddoppio è stata spettacolare, se avessimo avuto problemi di controllo di palla non sarebbe riuscita. Sono tutti piccoli dettagli che, messi insieme, possono fare la differenza».
Fonte | Il Mattino di Padova