INVIATO A SCHIO (Vicenza) Non è affatto un bel momento, sportivamente parlando, per Marcello Cestaro. In pochi giorni gli è andato tutto per traverso, a livello di calcio e basket, le sue grandi passioni. Prima lo 0-3 a tavolino decretato dal giudice sportivo per la partita del black out con il Torino, poi il pareggio-beffa di venerdì sera, all’Euganeo, con il Varese, maturato al 90’, infine la sconfitta, netta nel punteggio (78-57 per le pugliesi) e sul piano tecnico, delle sue ragazze del Famila nella finale di Coppa Italia con il Cras Taranto, andata in scena ieri pomeriggio al PalaCampagnola di Schio. Un trofeo che le vicentine detenevano da due anni consecutivi, e che hanno ceduto alle rivali di sempre, prime in serie A e che le hanno battute per la terza volta nella corrente stagione, dopo i due k.o. in campionato. Amareggiato e deluso per una batosta che non si aspettava in termini così netti, davanti al pubblico di casa, il cavaliere fa buon viso a cattivi… risultati, ma non riesce a trattenersi quando si torna a parlare di Padova-Torino. Presidente, in poche ore si è visto portar via da sotto il naso 5 punti. Difficile stare calmi dopo una doppia beffa del genere. «Sì, è davvero dura. Ma io dico che tre li possiamo riprendere…». Allude al fatto che il ricorso che presenterete alla Corte di Giustizia Federale ha buone ragioni di essere accolto? «Ci sono tanti buoni motivi per cui non si può accettare un verdetto del genere. Il giudice ha voluto punire il Padova per una responsabilità oggettiva che, invece, lascia molti dubbi. Dubbi giustificati da come sono andate le cose. Noi eravamo, e siamo, convinti di aver fatto tutto perbene, invece…». Invece è arrivata la mazzata. «E una sentenza simile non esiste proprio, continuo a ripeterlo a me stesso. Se il giudice ha avuto il coraggio di fare questo, deve avere le spalle potenti». Si spieghi meglio, cavaliere. «Non ho paura a dire che una persona che dichiara apertamente di essere tifoso del Torino e che, stiamo verificandolo, sarebbe addirittura imparentato con Cairo (il numero uno granata, ndr), avendo sposato una sua lontana cugina, avrebbe dovuto avere il buonsenso di astenersi da qualsiasi decisione in merito, passando la… palla ad altri. In questo caso si sono viste cose che siamo abituati, purtroppo, a toccare con mano da una certa parte dell’Italia in giù». Sono parole forti… «Scriva pure che faremo di tutto per avere giustizia. I nostri avvocati sono al lavoro per preparare il ricorso alla Corte di Giustizia Federale». Venendo al campo, avete lasciato due punti al Varese colmi di rimpianto. «E lo dice a me? Dalla panchina continuavo ad urlare ai giocatori: “Difendete, difendete…”, quasi che me la sentissi che sarebbe capitata la palla vagante in area che ci avrebbe castigati. Già prima dell’1-1, in 4-5 occasioni avevamo corso pericoli, per cui sarebbe bastato tenere gli occhi un po’ più aperti ed evitare di farci schiacciare in quel modo. Quando sono rientrato negli spogliatoi, ero incazzato. Con tutti, Dal Canto compreso. E’ una seccatura che pesa, e tanto…». Dica la verità, chi glielo fa fare? «Guardi, il calcio è molto bello, ma anche crudele. Lasciando perdere per un attimo le nostre responsabilità a livello di risultati, io dico che andrebbe gestito meglio a determinati livelli. Ciò a cui sto assistendo da qualche tempo non fa bene a nessuno, nè a me, nè ai giocatori, tantomeno ai tifosi, ma soprattutto allo sport in genere. E per chi investe un bel po’ di soldini, come il sottoscritto e la sua famiglia, non è facile accettare decisioni che lasciano sconcertati». Fra una settimana ci sarà il derby con il Vicenza. Per i biancorossi è una gara da dentro o fuori. «Ne parliamo più avanti, se non le dispiace. Ho già tanti di quei pensieri, adesso…».
Fonte | Stefano Edel per Il Mattino di Padova
Un commento
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salve tanto secondo me non andremmo in serie A
e una squadra che non ha ne capo ne coda grazie