Mattino: Gatto contro gallina, così si rideva nel ’62. Ristampato il libro con le vignette di Tito Bignozzi

PADOVA Ecco cos’ha di buono il calcio: che di riffa o di raffa riesce sempre a divertire. Si può farlo – divertirsi, sorridere e scherzarci su – anche in occasione di un derby sentitissimo come quello di lunedì al Menti fra Padova e Vicenza. Oddio, forse una volta scherzare era più facile, e per dimostralo non c’è niente di meglio che andarsi a ripescare una di quelle vecchie vignette care all’aficionado (la vedete riportata in basso) con cui Tito Bignozzi annunciava un derby del 1962. Il tratto di penna non è ancora quello del Bignozzi maturo, classica invece è l’iconografia: c’è la gallina del Padova con una carriola dalla ruota dentata, e il povero gatto vicentino che al vedersela piombare addosso rizza il pelo dallo spavento. Che poi, più che vignette, quelle di Bignozzi erano delle locandine satiriche, delle specie di tazebao, con cui il re dei vignettisti padovani – Tito appunto, re anche dei papiri di laurea, scomparso nel 2007 all’età di 97 anni – presentava le partite di calcio del suo amato Padova, o ne chiosava il giorno dopo i risultati. E che, cominciando dallo storico bar Missaglia, tappezzavano tutte le vetrine dei bar sotto il Salone. Vent’anni fa un centinaio di quelle vignette, tutte a colori, finirono rilegate assieme in un bel libro («Tito-Calcio»: c’era anche la prefazione dell’allora presidente del Padova, Marino Puggina), diventato una sorta di cult del calcio in Biancoscudo. Libro che parecchi nostalgici continuano a cercare tutt’oggi nelle librerie e invece non lo trovano più, se non sulle aste di ebay. Dunque capirete la sorpresa (nostra, ma non solo nostra) di vedere il libro di Bignozzi fare bella mostra di sé in centro, su un tavolino all’angolo del bar Margherita.
RECLAME. A esporlo e farne la réclame è il signore che gli sta seduto proprio accanto, Vittorio Casarella, classe 1941, padovano di Brusegana. ex portiere nelle giovanili del Calcio Padova. Perchè lo pubblicizza? Perchè è un libro che sente anche un po’ suo. «Ero amico di Tito Bignozzi – spiega difatti Casarella – e siccome lavoravo alla tipografia La Garangola gli dissi “stampalo da me”. Quella volta ne abbiamo fatte quattromila copie con il patrocinio del club Vecia Padova che sono andate esaurite, ma la gente me ne domanda ancora. Così ne è stato ristampato un piccolo quantitativo che vendono qui davanti, a un banco di Piazza della Frutta». PAPUSSE. Quarant’anni da tipografo, pensionato dal 1994, Casarella è anche uno che ha vissuto gli anni d’oro di Nereo Rocco da una visuale privilegiata, visto che dal 1953 al 1958 giocava nelle giovanili biancoscudate. «Il Padova aveva indetto una leva di ragazzi e fatto un’ inserzione sul giornale che diceva di presentarsi al campo Tre Pini il giorno tal dei tali con gli “indumenti di gioco” – ricorda il signor Vittorio – Ma gli indumenti, a quei tempi, per un ragazzo di 12-13 anni come me, erano una canottiera e un paio di papusse… Di quella leva c’erano anche Valeriano Barbiero che poi ha giocato dieci anni con la Reggiana, poi Benvegnù, Frezza, Nicolè che secondo me era il più bravo in assoluto tra tutti i giocatori del Padova che ho visto. Agli allenamenti al Monti c’erano anche quelli più grandi di noi, come Benito Sarti o il portiere Canton che ha una bottega di (ottima, ndr) carne di cavallo sotto il Salone, e altri. Insomma, eravamo davvero in tanti. L’allenatore era Tansini, che ogni tanto baruffava con Rocco, e si sentiva che Rocco gli dava del mona…».
RIMPIANTI. Giocava nelle giovanili: e poi? «Nel 1958 mi mandarono a Rovigo. Io, Scalabrin e Girardello. Ma non ci andai. Lavoravo, non potevo permettermelo. Alfonsi, il vice di Tansini venne anche a casa mia e prospettò a mio padre di andare in Svizzera, al Grasshopper di Zurigo, ma mio padre disse di no. Se ho rimpianti? No. Avevo un lavoro sicuro, non potevo rischiare».


Fonte | Furio Stella per Il Mattino di Padova