Perin racconta la sua Latina: “La nonna è vicentina, ma sta con me!”

PADOVA Maturità contro spavalderia.Non dev’essere facile per l’allenatore Alessandro Dal Canto, scegliere tra Ivan Pelizzoli e Mattia Perin. Il primo è il portiere titolare: ha sempre giocato e, solo quando si è infortunato, è entrato in gioco il secondo. Solo che Perin, ogni volta che è stato chiamato in causa, si è sempre dimostrato all’altezza. E chi difenderà lunedì al Menti i pali biancoscudati? In attesa di conoscere la risposta al quesito, i tifosi hanno potuto conoscere più a fondo Perin, ospite di «Biancoscudati channel» su Telenuovo, e ha raccontato la sua storia.
Punto primo: fin da piccolo il suo sogno è stato quello di fare il portiere: «Quando giocavo con gli amichetti ero il più piccolo e bloccavo sempre la palla con le mani prima di passarla – ha raccontato – Poi mi sono iscritto alla scuola calcio del Latina: ho detto chiaro che se non mi facevano fare il portiere me ne sarei andato».
Punto secondo: Perin è nato e cresciuto a Latina, ma le origini dei nonni sono venete. «Sono di Vittorio Veneto e Conegliano, a parte la mamma di mia mamma che di cognome fa Pasqualin ed è vicentina. Tranquilli, comunque, lunedì tiferà per me!».
Punto terzo: non c’è solo il calcio nella sua vita. «Mi piace molto giocare a tennis. Ho provato a sfidare Milanetto ma mi ha sempre detto che con me non si divertirebbe! Sai che bella partita? Io contro Milanetto, un po’ come Nadal contro Federer. A tennis me la cavo, sono invece proprio bravo a giocare a ping pong».
Punto quarto: ha un’amicizia che dura da anni con Stephan El Shaarawy «Mi ha telefonato prima della partita col Varese: era in pullman in direzione Parma. Mi ha detto che ci segue sempre e che vuole tornare a vedere una nostra partita all’Euganeo, dal vivo. Con lui ho condiviso tre anni nelle giovanili del Genoa e abbiamo vinto lo scudetto con la Primavera, eravamo una squadra fortissima! Ci siamo anche inventati un’esultanza. Quando segnò in finale venne verso di me: io feci il gesto dell’airone cenerino, lui fece la Sfinge. Da qui è nato per lui il soprannome di piccolo faraone».
Fonte | Martina Moscato per Il Mattino di Padova