“Ho più ricordi che se avessi mille anni”: lo scriveva Charles Baudelaire (“I fiori del male”) nella primavera del 1857, lo può affermare a buon diritto anche Sergio Brighenti 156 anni dopo. L’amatissimo ex attaccante biancoscudato ricorda perfettamente quel successo per 2-1 a Vicenza datato 9 marzo 1958, l’ultimo del Padova al Menti, firmato proprio da lui con una doppietta.
«Che bello… Ah sì? Non sapevo che poi il Padova non ha più vinto in trasferta con i “cugini”. Ha cominciato a nevicare nel corso della partita. Alla fine il terreno era tutto imbiancato». E proprio mentre cadevano fiocchi intensi, il buon Sergio ha realizzato il gol decisivo a un quarto d’ora dalla fine. «Uno scambio in velocità con Hamrin e dal limite dell’area ha fatto partire un grande tiro che non ha dato scampo a Bazzoni. A Vicenza si sono arrabbiati. Per me è il ricordo più bello: segnavo sempre a loro… E poi eravamo ai primissimi posti in classifica». Alla fine del campionato, terzi; al settimo posto i biancorossi.
La storica formazione che ha vinto per l’ultima volta (poi 7 sconfitte e 4 pareggi) era composta da Pin, Blason, Scagnellato, Pison, Azzini, Moro, Hamrin, Rosa, Brighenti, Mari, Boscolo, allenatore Nereo Rocco. Se vengono i brividi, non sono mal riposti. Arbitro Righi di Milano.
Ma non solo: la stagione successiva, il 17 maggio 1959, Brighenti segna all’Appiani una tripletta (3-1) ai berici. «Zoppelletto mi voleva spaccare le gambe… E si è arrabbiato. In un’altra partita di campionato quando ero ormai alla fine della mia carriera con la maglia del Modena, ho segnato il gol del definitivo pareggio, non ricordo se tre a tre o quattro a quattro: beh, perchè non avessi la soddisfazione del gol, continuava a ripetere che era autorete sua e non gol mio. Ho poi guardato alla televisione l’azione: non ha nemmeno sfiorato il pallone, non c’entrava per nulla».
Giovanni Battista Zoppelletto, veneziano, con 208 partite in maglia del Vicenza nel ruolo di centromediano (l’attuale centrale) è da sempre un autentico mito biancorosso. Ma naturalmente Brighenti – come da abitudine un fiume di parole quando parla di Padova & dintorni – non può non ricordare che undici giorni prima aveva avuto la soddisfazione di giocare in maglia azzurra all’Imperial Stadium di Wembley un’amichevole con la nazionale inglese davanti a 92.000 spettatori. Gol di Charlton e Bradley nel primo tempo, reti di Brighenti e dell’altro biancoscudato Amos Mariani tra l’11’ e il 16’ della ripresa. Gli invincibili bianchi si sono trovati in improvvisa e non prevista difficoltà di fronte ai due scatenati panzer. «Per noi sarà un allenamento», aveva commentato alla vigilia il commissario tecnico britannico Winterbotton. «Un allenamento andato male» il caustico flash del dopo-partita.
Brighenti, presidente onorario del Modena e direttore tecnico della nazionale master (Antognoni, Gentile, Altobelli…) che va in giro a propagandare il calcio italiano nel mondo e per intraprendere iniziative di beneficenza, sottolinea: «Mi auguro che la squadra biancoscudata vada in serie A. Quando gioca il Modena a Padova, mi vedo con Rosa e Zanon, non so mai per chi fare il tifo». E a proposito di Modena, il 29 maggio allo stadio Braglia, per festeggiare i 100 anni della società gialloblù, è in programma la partita proprio tra la nazionale di Brighenti e i canarini. L’ex attaccante biancoscudato, che quando parla del Padova riversa nella conversazione un incredibile entusiasmo, compirà 80 anni il 23 settembre. Emblematica questa sua frase: «Amo dire che a Modena sono nato, a Padova sono rinato. E forza Padova». Un cuore biancoscudato di enorme dimensione.
Fonte | Il Gazzettino
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