A Trieste la mostra per i 100 anni di Nereo Rocco: Zanon, Rosa e Bigon tra passato e futuro

TRIESTE Uno scorcio d’Appiani nel “cuore” di Trieste. Tre glorie biancoscudate che si ritrovano a strofinare le maglie di un tempo, rimirare prodezze in bianco e nero, prendersi in giro ascoltando interviste ripescate dagli archivi della Rai. È stato scoperto il velo, ieri mattina, alla mostra dedicata al centenario della nascita di Nereo Rocco, al porto vecchio del capoluogo giuliano, e una sezione speciale non poteva che essere dedicata all’esperienza dell’allenatore a Padova. Sezione che risulta forse la più suggestiva dell’intero padiglione. Una panca con gli appendiabiti e sopra la maglia biancoscudata dell’epoca, una serie di armadietti spartani, il flebile fruscio dell’acqua corrente che risuona dagli altoparlanti: et voilà ecco ricreato lo spogliatoio dell’Appiani. Perché proprio quello di via Carducci? «È lì che è nata la leggenda del Paron e si è formato il concetto di spogliatoio moderno» ha spiegato il curatore della rassegna, Gigi Garanzini. Passato e presente. Gastone Zanon, Humberto Rosa e Albertino Bigon. Tre “ex” biancoscudati che s’incrociano nella rievocazione del vecchio spogliatoio e tra i ricordi del passato trovano il tempo per discutere della situazione attuale del Padova. Il cuore dice: crediamoci. La ragione: è un’ impresa disperata. Zanon butta giù due calcoli: «Basterebbe anche che la Samp pareggiasse per continuare a sperare, ma l’ideale sarebbe una sconfitta contro il Pescara. E’ molto dura raggiungere i playoff, purtroppo si sono persi troppi punti nelle ultime gare».
Rosa è leggermente più ottimista: «Io credo ancora alla serie A. Voglio rivedere a Padova le mie vecchie squadre, Juve e Napoli. Si è complicato tutto, ma due vittorie sono alla portata di questa squadra. Poi bisogna sperare nelle sconfitte altrui, è dura ma ci speriamo».
Bigon, che ricorda ancora gli scherzosi calci nel sedere che il Paron rifilava a lui e agli altri ragazzini delle giovanili, è scettico: «La stagione del Padova? Come quella del Napoli. Intendiamoci, ancora nulla è da buttare, però si è fatta veramente molto difficile la rincorsa. Per continuare ancora il paragone con i partenopei, bisognerebbe che la Samp crollasse contro il Pescara, come ha fatto il Napoli a Bologna».
Chi ha assistito dal vivo all’ultimo incontro di Cacia e compagni sono i due figli di Rocco, che orgogliosamente si vantano di aver portato fortuna. Bruno analizza: «Dura raggiungere i playoff, speriamo. Non ho visto male la squadra sabato, certo è che due gol li ha regalati la difesa del Gubbio».
Critiche. «La gente viene allo stadio e con 3000 lire si sceglie la libertà di gridare, cantare, fischiare e scaricare in 90 minuti il veleno di una settimana».
La frase è di Rocco, campeggia su un muro della mostra e fa tornare alla mente le critiche piovute sulla testa di Dal Canto. Com’era il rapporto tra il Paron e il pubblico? Speciale, ma se serve a consolare il tecnico trevigiano, anche un mito come Rocco è stato più volte punzecchiato: «Una volta, ero in un bar alla Stanga dove abitavo», ricorda Rosa, «e i tifosi continuavano a criticare Rocco. Io non ce la facevo più. Chiamai il tecnico, che doveva passare di là per tornare a Trieste e gli dissi: “Entri un attimo nel locale”. Lui accettò. “Adesso, cos’avete da dire?” apostrofai i tifosi. E loro, zittiti, proposero un brindisi a Rocco».
La mostra. La vetrina allestita al Magazzino 26 del porto vecchio di Trieste ha aperto lunedi e rimarrà aperta al 31 luglio e raccoglie cimeli inediti di Rocco, da una pagella scolastica al contratto firmato con il Milan (1 milione al mese) sino ai trofei vinti. Al secondo piano anche l’Osteria del Paron, dove si possono gustare i suoi piatti preferiti.
Fonte | Stefano Volpe per Il Mattino di Padova