“Il cameriere di Rocco”, il nuovo libro di Furio Stella fa rivivere Padova – Juventus all’Appiani

Furio Stella, 54 anni, è vice-caposervizio della redazione sportiva del “Mattino di Padova”. Ha scritto numerosi libri sul calcio biancoscudato e ha pubblicato la raccolta di racconti “La casa dei molini a vento” (2008, Andromeda), premiata al concorso “Villa Morosini” nel 2010.
Può un triestino di nascita, e padovano d’adozione, nel momento in cui scrive un romanzo che parla un po’ di tutto, la città in cui lavora, la storia dei suoi monumenti, delle sue lapidi e statue, la redazione di un giornale, le teorie di Copernico e Galileo, non infilarci dentro una partita di calcio giocata all’Appiani? No che non può, e difatti, ad un certo punto ecco spuntare dal nulla, in un caldo 12 giugno 2009, un Padova-Juventus disputatosi effettivamente nella “fossa dei leoni” di via Carducci, ma 51 anni prima, il 23 febbraio 1958, con una cornice da sballo, gente stipata all’inverosimile dentro un impianto che poteva tenere al massimo 20.000 spettatori, ma che quel giorno ne contava molti, molti di più, ammassati persino ai bordi del terreno di gioco. La “partita perfetta” è l’evento sportivo in cui Furio Stella cala un personaggio realmente esistito e che dà il titolo al suo ultimo libro Il cameriere di Rocco (Edizioni La Torre, 134 pagine, 10 euro): proprio il dipendente di “Cavalca” – la trattoria di via Manin, in centro, dove il paròn e i panzer consumavano i pasti settimanali e il giorno stesso delle gare di campionato, e che poi ha lasciato il posto al ristorante Alle Piazze – che serviva a tavola l’allenatore biancoscudato (e della Triestina e poi del Milan), e che in quel pomeriggio di giugno è lì, accanto a lui, seduto sull’erba del mitico stadio a seguire la sfida di serie A tra i Pin, gli Scagnellato, i Rosa e i Brighenti da una parte, e i Mattrel, Ferrario, Charles e Boniperti dall’altra. Per la cronaca finirà 1-1, con il vantaggio di Rosa per i padroni di casa e il pareggio di Stacchini (proprio il Gino che faceva da tutor a Mauro Sandreani l’anno della promozione in serie A, 1994) per i bianconeri. Ma il cameriere – il piatto preferito di Rocco? Risotto con i fegatini, bigoli al ragù, e ancora bollito misto – entra ed esce da questa storia circondato da un alone di mistero, ripescato dal periodo d’oro del calcio padovano, che inorgoglì la città e i suoi tifosi. Il romanzo, per la verità, un protagonista principe ce l’ha: Rino, un amico (di fantasia) di chi scrive, colpito da depressione bipolare, che ad un certo punto scompare, lasciando alla compagna Elisa una cartellina gialla piena di appunti come unica spiegazione della sua fuga. E provocando apprensione, paura, sbigottimento e notti insonni in chi gli vuole bene e teme il peggio, ipotizzando addirittura che si sia suicidato gettandosi nelle acque dell’Adige, a Verona. Non sveliamo il finale, che ha proprio in Rino, dipendente dell’Università e tifoso del Padova, il destinatario dell’ultima battuta, così come è lui ad aprire il romanzo con una frase filosofica («L’amore pareggia», come la partita del 1958), ma possiamo assicurarvi che questo ondeggiare fra presente e passato, fra una Padova insolita e suggestiva da scoprire e i sogni che si trasformano in realtà e la realtà che alle volte diventa sogno, avvince sino ad arrivare all’epilogo tutto d’un fiato. Di calcio si parla comunque, con riferimenti agli allenatori Sabatini e Di Costanzo e allo spareggio playout di Trieste di tre anni fa. E la penna di Stella, acuta e brillante, non va tanto per il sottile quando c’è da ricordare quella salvezza sofferta ottenuta proprio al “Nereo Rocco”. Padova su, Triestina giù. E il cuore diviso a metà.
Fonte | Stefano Edel per Il Mattino di Padova