L’ultimo saluto a Pin: «Addio Toni, torni a giocare con Lello e gli altri»

PADOVA «Sono orgoglioso di aver giocato a calcio: ho conosciuto molta gente, girato il mondo, fatto amicizie. Ricco? No, ai nostri tempi i soldi che giravano non erano quelli di adesso. Comunque privilegiati lo eravamo anche allora: andavi in un posto e la gente si levava il cappello, avvertivi che ti volevano bene, che eri qualcuno per loro». Così, nel 2002, raccontava il suo passato da calciatore. Ad Antonio Pin, per tutti “Toni”, la vita, sabato notte, ha chiuso per sempre le sue porte. Se n’è andato in punta di piedi: un ultimo volo, silenzioso, ad abbracciare ben più di un pallone calciato dall’avversario di turno. La città di Padova saluta per l’ultima volta Toni Pin, il più grande portiere della storia biancoscudata: 187 presenze, più di chiunque altro. E quello stile unico, umile e determinato allo stesso tempo, che un calcio che non c’è più consegna oggi alla storia. Una sobria cerimonia, celebrata ieri mattina nella Chiesa di Santa Maria Assunta al Bassanello, accompagna il numero uno biancoscudato nel suo ultimo viaggio. Al suo fianco i compagni di una volta, i colleghi incontrati nel corso di una lunga carriera, gli amici di una vita raccolti a tributagli il doveroso omaggio. Ci sono tutti: da Gastone Zanon a Humberto Rosa, stretti al fianco della moglie Luigia e della figlia Elena, dallo storico talent scout Vittorio Scantamburlo all’ex collega Pino Pregnolato. C’è il Calcio Padova, rappresentato dall’addetto stampa Massimo Candotti, ci sono i tifosi: il direttivo AICB e UCB. Manca, e questo stona, il Comune. La voce dell’ex compagno Gastone Zanon rompe il silenzio: «So che mi stai ascoltando, caro Antonio – dice davanti al feretro – e so anche che lassù avrai già fatto spogliatoio con gli amici Scagnellato, Azzini, Blason, Celio e Moro. Vi starete preparando per disputare il campionato degli angeli». Un lungo applauso e un pensiero a quei miti di un tempo che, come Toni Pin, non ci sono più. E quasi sembra di vederli quei ragazzotti, chissà dove a farsi beffe degli avversari, a giocare con la verve che solo loro erano capaci di avere. C’è paròn Nereo Rocco, seduto sulla panchina, a sgridare Pin, rimproverandogli di essere giunto in ritardo, lasciando per anni la loro squadra senza portiere. Giorgio Ferretti, presidente Aicb, depone sul feretro, tra i cuscini di fiori della famiglia e del Calcio Padova, un gagliardetto. C’è raffigurato lo stemma della squadra cittadina: nemmeno a farlo apposta, uguale a quello che lo stesso Pin portava sul petto nei rombanti anni ’50 del calcio padovano. «La posa del nostro stemma – il commosso saluto di Ferretti – è forse un modesto riconoscimento a nome di tanti tifosi che avrebbero voluto essere qui a rendere omaggio a un grande uomo, prima che ad un grande giocatore. Se ne va un pezzo di storia».
Fonte | Francesco Cocchiglia per Il Mattino di Padova