Gastone Zanon racconta il Grande Toro e la sfida del ’49 all’Appiani finita 4–4

PADOVA Generazioni che si mescolano, gesta e uomini del passato che ormai appartengono al mito. Padova-Torino è tutto questo: una fetta di storia calcistica del nostro paese, che dagli albori dello sport nostrano arriva ai giorni nostri, ai duemila tifosi biancoscudati all’Olimpico, lo scorso maggio.
REAL. Una sfida a distanza culminata nella partita del secolo biancoscudato, da poco celebrato. 20 febbraio 1949: l’Appiani accoglie il Grande Torino, che poche settimane più tardi perirà sulla collina di Superga, scrivendo tragicamente la parola «Fine» su un’ascesa da allora ineguagliabile per i colori granata. «Ho sempre in mente quella gara – racconta Gastone Zanon, uno di quelli orgogliosi di poter dire “Io c’ero” – e credo che anche i tifosi sulla settantina ricordino bene quel 4-4. Una partita incredibile, di rara bellezza, tra una squadra, il Toro, senza precedenti né successori, paragonabile forse al grande Real Madrid: se la Champions negli anni ’40 fosse esistita, avrebbero vinto pure quella».
MURO. Di fronte ai granata, però, il Padova è spinto dalla sua Fossa dei Leoni, che ancora una volta gioca un ruolo decisivo. Quello Stadio Appiani, teatro di mille battaglie, che ora riposa, lì, non troppo in pace. Di quell’epoca è rimasto ben poco: solo la memoria dei protagonisti ci permette di riassaporarne il profumo. «Era una bella squadra, il Padova di allora – ricorda Zanon, capitano del primo Padova di Rocco – con qualche giocatore di classe: proprio come la squadra di Dal Canto. Da allora il calcio è cambiato, noi eravamo molto più difensivisti. Al Padova di oggi servirebbe un Azzini della situazione, uno che alzi il muro in difesa: se Dal Canto oggi avesse un panzer come Azzini a disposizione, andrebbe diretto in serie A, ci metto la firma».
CIACOLE. Giusto: meglio guardare agli uomini di oggi, che a quelli di ieri: «A Nereo Rocco sarebbe piaciuto uno come Legati: generoso, senza paura e che quando è ora di entrare sull’avversario lo faccia senza tante ciacole. Anche Osuji ha temperamento da vendere: mi ricorda molto i Celio o i Pison dei tempi che furono. Senza nulla togliere ad una squadra che nei vari interpreti ha tutti i mezzi per dire la propria». Sbilanciamoci, allora: «Contro il Torino il Padova può farcela – Zanon ne è convinto – Di fronte alle grandi squadre si esalta, e ha la cabala dalla sua. Poco importa che il Torino sia primo in classifica, sapete cosa si usa dire in questi casi: vinca il migliore? Speremo de no!».
Fonte | Francesco Cocchiglia per Il Mattino di Padova