Foschi: “Non capisco: cosa si vuole?”

Rino Foschi e lo sfogo di Alessandro Dal Canto sabato in sala stampa dopo il vittorioso match con il Vicenza. La gioia per un derby vinto in maniera incredibile e alla fine insperata avrebbe dovuto fare nascere soltanto sentimenti di gioia sfrenata anche negli addetti ai lavori della comunicazione, e invece il tecnico biancoscudato è stato costretto a fare il punto della situazione, anzichè godere dei tre punti appena conquistati.
«Il mio pensiero? Sono a fianco di Dal Canto, e rispondo con i numeri: il Padova è secondo in classifica, ha ottenuto 23 punti in 11 partite, alla media di 2,09, in proiezione 88 a fine campionato. La serie B è una categoria particolare, e fin dall’inizio abbiamo detto che dobbiamo fare meglio dell’anno scorso, dove siamo stati battuti nella finale play off. Mi pare chiaro quale sia l’obiettivo, e per raggiungerlo dobbiamo mantenere le prime posizioni, non cambiare allenatore, entrare nei play off e giocarcela. Ma a volte leggo dei “virgolettati” che nulla c’entrano con la storia dell’allenatore, come per Del Piero».
Foschi, sempre un po’ lentino a carburare il suo carattere, entra gradatamente in partita: «Se a me chiedessero se firmerei per il terzo posto, direi “ma siete pazzi?”. Io non mi arrendo, posso anche pensare di terminare il campionato al primo o al secondo posto. E quale risposta diversa dovrei dare? Dal Canto ha risposto alla perfezione, non ha sbagliato una virgola. Teniamo presente che con il suo lavoro sta facendo miracoli: è equilibrato, posato, sa gestire lo spogliatoio nei suoi alti e bassi, non è Mourinho, è Dal Canto e basta. E voglio ribadire ancora una volta che era già stato scelto alla guida del Padova due giorni prima della partita a Pescara».
Ora Foschi fa il Foschi: non alza la voce, ma è estremamente deciso nell’esprimere il suo pensiero. «Esiste un qualcosa a Padova che non riesco ancora a focalizzare, e questo mi dispiace. La positività te la devi cercare, e questo mi dispiace. Nè io, nè Dal Canto siamo dei ruffiani, non capisco perchè le vittorie e le sconfitte generino situazioni stupide e incomprensibili. Non è una squadra in grado di schiacciare il campionato, è seconda e sorgono polemiche. Per quanto è successo in sala stampa, ci sono rimasto male. Il ragazzo – così lo chiamo – è un grande allenatore, e deve convivere con i sottilissimi equilibri che animano il mondo del calcio, e invece si determinano momenti di squilibrio. Per andare in serie A, sono necessarie tutte le componenti, che si chiamano società, gruppo, stampa, che è importante, tifosi».
E sulla stampa (non riferendosi al Gazzettino) il diesse biancoscudato sottolinea: «Ma quale culo con il Vicenza, abbiamo vinto per il nostro carattere. Allora era corretto scrivere che il Padova ha conquistato i tre punti con il Vicenza per meriti propri e con sofferenza, aiutato dalla dea bendata. Perchè allora, cosa dire della sconfitta con l’Albinoleffe dove anche il pareggio forse ci stava stretto?».
Crescendo rossiniano: «Sono in grave difficoltà a spiegare cose che non avrei mai pensato di dovere spiegare agli addetti ai lavori. Nessuno è perfetto, non lo sono io, non lo è Dal Canto, ma dovremmo godere questi momenti in modo diverso, e dovrebbe farlo anche la stampa. E mai possibile invece che succeda il contrario? Comunque noi andiamo avanti, personalmente sono molto contento».
E lo siamo anche noi, partendo dal presupposto che il Padova nella sua storia, dall’ingresso di Dal Canto ha viaggiato a una andatura che mai si era verificata in 101 anni. Dopo sette mesi di operato, non si può catalogare questa statistica come un casualità. “Tot capita tot sententiae”, quante sono le teste tanti sono i giudizi (locuzione di 2.200 anni fa attribuita a Terenzio): ma da una frase di Dal Canto, per dirla con le stesse parole di Foschi, non deve nascere un dramma. Nè affibbiargli l’etichetta di presuntuoso, che sicuramente non gli appartiene.


Fonte | Il Gazzettino