Osuji: “Sannino unico, con Dal Canto dobbiamo ancora conoscerci bene”

VARESE – Se c’è un giocatore che riassume Varese-Padova, quel Varese-Padova, costui risponde al nome di Willy Osuji. È di certo per via del fatto che ora gioca nel club veneto e che domani sera sarà il grande ex del match; ma soprattutto è perché la gente del Varese non ha dimenticato la prostrazione – durata minuti – del giovane nigeriano in mezzo al campo in coda al 3-3 che pose fine ai sogni biancorossi di serie A.


Osuji, che cosa c’era in quel pianto?

Tanta amarezza. Sannino diceva sempre: se riesci a fare dieci passi, prova anche l’undicesimo, è il solo modo per esser certo di aver dato tutto. A noi è mancato quel passo in più, ma forse era scritto così. Ho fatto pace con quel pomeriggio, ma quanta amarezza.


Che atmosfera si aspetta?

So bene che per i tifosi del Varese è una partita speciale ed è bello sia così. A Masnago mi vogliono bene, mi spiace tornare da avversario, ma è il mio lavoro


Immaginiamo che quando è uscito il calendario lei sia andato subito a cerchiare il 14 ottobre.

Non c’è stato tempo, perché ancor prima di vedere il tabellone erano già arrivati sms da amici di Varese che me lo annunciavano. Anche in questi giorni mi mandano segnali, mi scrivono “Willy, non farci gol”.


Che cosa deve temere il Varese?

Credo nulla, come pure noi non dobbiamo avere paura di nulla. Non è che possiamo nasconderci, veniamo a Masnago per portare a casa punti.



Com’è la serie B vissuta a Padova?

Molto diversa. Prima cosa, a Varese giocavo, qui molto meno. Poi, le aspettative: il Padova è pensato per centrare la promozione.


Da questo punto di vista, a Varese era molto diverso?

Ogni anno ha una storia diversa e ogni campionato ha una sua storia speciale. L’anno scorso era la nostra, partiti senza che nessuno avrebbe scommesso un euro. Invece, guardate dove siamo arrivati.


Chi, tra i suoi compagni, è sulla rampa di lancio?

Tutti. Siamo una squadra nel vero senso della parola, tutti in forma. Non fosse così, ci sarebbe da essere preoccupati.


Sannino e Dal Canto sono così diversi come sembra?

Sono totalmente diversi. Dal Canto è molto bravo, ma dobbiamo ancora conoscerci bene. Per Sannino ero un libro aperto.


Cioè?

Lui ha tirato fuori da me cose che non immaginavo neanche di avere. Gli devo tutto. Non c’era mai un momento, anche in quelli negativi, in cui Sannino non riuscisse a tirar fuori qualcosa di buono.



Ripensa mai alle sfuriate di Sannino ad Albizzate?

Impossibile dimenticare. Una volta litigai con uno più grande del gruppo, lui mi chiamò e pensai “adesso mi massacra”. Invece, mi disse: “Bravo, ho visto che hai gli attributi”.


In che cosa lei e Sannino eravate simili?

Nel vivere col cuore tutto, dagli allenamenti ad Albizzate alla partita del sabato o della domenica. Non siamo capaci di vivere le cose a metà.


Che cosa farà domani appena arriva allo stadio?

Saluterò tutti i tifosi. Glielo devo, li porto nel cuore, mi hanno dato tanto. Non credo mi fischieranno; succedesse, però, pazienza.


Come vive l’attesa del match?

Ho una voglia matta di giocare contro il Varese, inteso come squadra. Penso che affrontare i tuoi amici è una delle cose migliori che ti possano capitare.


Fonte: Luca Ielmini, La Provincia di Varese