Morosini, il ricordo della Fattori, Sabatini, Carron e Cestaro: “Aiutiamo i suoi cari…”

A TuttoMercatoWeb.com il presidente biancoscudato Marcello Cestaro ha parlato di Morosini: “Ho chiesto alla mia società di capire se possiamo fare qualcosa per i suoi cari. Sono disgrazie che ti lasciano dentro tanta amarezza. I giovani hanno voglia di correre, gioire, lottare dietro ad un pallone. E allora noi presidenti pensiamo «ma siamo stati attenti? Avremmo potuto fare di più?». È assurdo. In questi casi non sai cosa dire, cosa fare. Fermiamoci tutti, ragioniamo, cerchiamo di curare meglio i controlli. Amo lo sport, i giovani, perché vivo in mezzo ai ragazzi. Bisogna capire che il corpo umano non è una macchina, c’è un momento in cui si ferma, non ce la fa più. E quello di Morosini s’è fermato, troppo presto”.

Questo il commento di Barbara Carron, vicepresidente del Padova: “Piermario era uno di quei calciatori che non parlava tanto, ma era sempre educato, sorridente, nonostante la sua terribile storia personale. E’ stato uno shock per me vedere quelle immagini, ieri era come se mi avessero presa a pugni. E’ un peccato che fosse poco conosciuto come giocatore, di basso profilo ma così vero nel suo essere. Spesso i giornali, che adesso riempiono le pagine su questa tragica morte, dovrebbero dare più risalto a calciatori come lui, piuttosto che a certi altri strapagati e straviziati… Questa tragedia dovrebbe farci riflettere ma anche richiamare l’attenzione sui controlli medici nello sport e sulla prevenzione, giusto sarebbe l’obbligo di un defibrillatore a bordo campo per tutte le società. Come Calcio Padova ce ne siamo appena dotati, ne abbiamo uno anche a Bresseo. Venerdì torneremo in campo proprio con il Pescara, ci sarà un clima davvero triste. Lutto al braccio? Ne parleremo ora, ma è una decisione scontata. Qui a Padova ha lasciato un ottimo ricordo a tutti, in un’annata particolarmente difficile in cui abbiamo conquistato una salvezza sofferta”

Pagina ufficiale della Tribuna Fattori di Padova: “La Fattori si unisce al dolore dell’ex biancoscudato PierMario Morosini che ha vestito la nostra maglia nel 2010 raggiungendo la salvezza nello spareggio play out contro la Triestina. Nonostante la sofferta salvezza il 12 giugno la possiamo considerare una delle pagine più belle della storia biancoscudata. Grazie Mario. La Fattori è anche vicino al grande Avv. Giovanni A. a cui si augura una pronta guarigione. Gio tieni duro ti siam vicini”

Carlo Sabatini, per Il Mattino di Padova: “Aveva 19 anni Piermario, era già orfano e in lui non potevo non intravedere quel velo di tristezza per tutto ciò che era stato costretto a passare. Eppure mi colpiva la positività con cui stava reagendo all’avversità degli eventi. Siamo stati a stretto contatto per due estati, lui ha girovagato molto in prestito, ma per la preparazione estiva tornava a Udine e con la rosa extralarge di cui disponevamo, spesso assieme ad altri giocatori lo allenavo a parte io. Mi piaceva come centrocampista, ero sicuro si sarebbe riuscito a ritagliare il proprio spazio in serie A. Per questo a gennaio 2010, quando De Franceschi mi propose il suo acquisto al Padova, non ci misi un attimo ad accettare. Ma arrivò nel momento più delicato di una stagione piuttosto tempestosa, non certo la situazione migliore per lui, reduce da una prima parte di campionato a corrente alternata con la Reggina. Non giocò molto, eppure mai, nemmeno una volta, si permise una parola fuori posto. Era un ragazzo d’altri tempi Piermario Morosini, di un’educazione esemplare. Introverso, ma dalla disponibilità innata e tutte le volte in cui era stato chiamato a scendere in campo, anche a partita in corso, aveva risposto con professionalità e dedizione assoluta. Si penserà: quando succedono tragedie come questa si ripetono sempre le stesse parole. No, non è così. Di Piermario si può solo dire che era un ragazzo d’oro. Avevamo un bel rapporto e anche quando ho smesso d’allenarlo lo seguivo con un occhio di riguardo, proprio per tutto quello che aveva passato nella vita. Lo vidi l’ultima volta, per caso, sette mesi fa in un Autogrill verso Milano. Parlammo una decina di minuti, lo trovai sereno, felice e la cosa non poteva che rallegrarmi conoscendo la sua storia. Ciao “Moro””.