C’è un filo conduttore molto simile che lega Stephan El Shaarawy a Wilfred Osuji. L’Africa nel cuore, il Milan nel destino e quell’amore a prima vista con la piazza biancoscudata. Il tutto, nonostante due storie opposte, anche a Padova. Se il Faraone ci aveva messo un amen a festeggiare il primo gol in B, il nigeriano ha dovuto aspettare tre mesi, ingoiare fango, panchine e polemiche senza scomporsi mai di una virgola. Fino ad assaporare la domenica più dolce da inizio campionato.
FAMIGLIA. Ieri mattina Willy è stato festeggiato da tutta la famiglia. «E io ho la fortuna di averne due», ha confessato il mediano, con quel modo di fare così estroverso e coinvolgente, nonostante non ami parlare della sua storia personale. È arrivato in Italia a 15 anni, adottato da una famiglia di Reggio Emilia, poco prima di trasferirsi ancora in direzione Milano, per condividere con tanti coetanei (da Obi a Santon, passando per Paloschi e Balotelli) il sogno del grande calcio. Sabato, a gioire per il primo gol in biancoscudato, c’è erano i fratelli adottivi, i nipotini e persino il nonno. E non si può certo dire che siano passati inosservati. Per tutta la partita, uno “scricchiolino” biondo ha corso da una parte all’altra della tribuna inseguendo un pallone e indossando la baby maglia biancoscudata con il nome dello zio Wilfred. «Sono la mia gioia e voglio dedicare loro questo gol- ha sorriso Osuji- la piccola Agata è nata il 5 agosto come me, mentre Achille l’ho portato a palleggiare in campo prima della partita. Ogni volta che lo vedo giochiamo insieme e gli insegno qualche trucchetto».
TIFOSI. Ma non è questa l’unica dedica. «Vorrei poter nominare tutti i tifosi che mi hanno incoraggiato fino ad oggi. Questo gol è anche per loro». Perché Willy è come se avesse una terza famiglia: il popolo di Bresseo e dei social network. Al centro sportivo il mediano è uno dei più acclamati, su Facebook poi non ne parliamo. Osuji ha un rapporto aperto, schietto e sincero con tutti i tifosi. Apprezza i commenti che arrivano, ride alle battute e a volte si avventura anche a parlare in dialetto: «go capio». Ieri la sua pagina personale è stata tempestata da più di 500 messaggi di complimenti, alcuni dei quali arrivati anche da Varese. «Sei la nostra tartaruga Ninja»; «Siamo orgogliosi di te» i più gettonati, mentre non potevano mancare i ringraziamenti dei due tifosi speciali che il centrocampista ha voluto salutare a Modena. Samuele, un disabile che lo segue fin dai tempi del Milan e Silvia “bambina occhi cielo”, la sfortunata ragazzina di Noventa che Osuji ha avuto modo di conoscere ad una recente serata di beneficenza.
ESULTANZA. Ad impressionare oltre al gol, la strabiliante esultanza. Cinque capriole consecutive che hanno ricordato quel funambolo di Oba Martins. «Io ho sempre festeggiato così», conferma Osuji che con l’ex interista può condividere le origini e forse un giorno pure la nazionale. Anche se “Le aquile” per ora possono aspettare. Il mediano era stato convocato per il torneo preolimpico, ma volando in Marocco avrebbe saltato i big match con Sassuolo e Torino. Ha rifiutato per aiutare il Padova e mai scelta fu più azzeccata. «Sono davvero contento per il gol, ma soprattutto per la vittoria. Il merito della rete è dei miei compagni è stata una grande azione corale. Abbiamo interpretato bene la partita, trovando il momento giusto in cui colpire». Ultimo pensiero per Dal Canto: «Lo ringrazio, ha voluto rinnovarmi la fiducia nonostante la prima gara da titolare non fosse andata bene». Ora però dovrebbe cercare di scivolare meno in campo: «Infatti all’intervallo ho cambiato scarpe!».
Fonte | Stefano Volpe per Il Mattino di Padova
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