Pro Patria-Milan: la testimonianza del padovano Beccaro

Se qualcuno avesse augurato al mondo dello sport un 2013 sereno, felice e lontano da forme di ingiustizia, si può dire che non è stato ascoltato. Il razzismo conferma ancora una volta la sua presenza nel calcio, 3 giorni dopo l’inizio del nuovo anno, a Busto Arsizio. In un tiepido pomeriggio invernale, durante l’amichevole Pro Patria – Milan, i bersagli da insultare sono stati i giocatori di colore della squadra rossonera: Boateng, Emanuelson, Muntari e Niang, senza risparmiare nemmeno l’italo-egiziano El Sharaawy. Come sia andata poi lo sanno tutti, dagli appassionati di calcio a chi non ha nulla in comune con lo sport, in quasi tutto il mondo. Ancora una volta il razzismo macchia le pagine del calcio italiano. L’episodio di Busto è l’ultimo di una lunga serie, vedi Zoro, in Messina – Inter, Balotelli,( “non esistono negri italiani”) e Samuel Eto’o in Cagliari – Inter. Boateng ed il Milan hanno avuto il coraggio di fare quello che tutti promettevano ma che poi non hanno fatto: abbandonare la partita è stata la scelta migliore, una presa di posizione forte che trova d’accordo il vero mondo dello sport e che, si spera, possa trovare un seguito se mai dovessero ripetersi episodi del genere.

Quel giorno, a Busto Arsizio, c’era un pò di Padova in campo: il difensore Beccaro. Christian Beccaro, nato a Camposampiero il 16 gennaio 1993, di proprietà del Padova, sta disputando il campionato di Lega Pro, una grande opportunità che potrebbe metterlo in luce nel panorama calcistico nazionale. Chi meglio di lui piò raccontarci cos’è accaduto?

Christian, cos’è accaduto a Busto Arsizio giovedi?

E’accaduta una cosa molto brutta, un episodio che non dovrebbe succedere. E’ inammissibile che nel 2013 una squadra si debba ritirare per queste cose, perché un gruppo di persone deve infastidire dei giocatori e rovinare un pomeriggio di festa. Non penso sia necessario ripetervi quanto accaduto, questa notizia ha fatto il giro del mondo, lo sanno tutti ormai.

Alcuni dicono che dalla tribuna provenissero solo dei normali “buu”. Altri sostengono invece che quei tifosi insultassero e schernissero i giocatori con versi di scimmia. Tu cos’hai sentito?

Purtroppo non ho potuto sentire con certezza cos’abbiano detto quelle persona poiché mi trovavo in una posizione sul terreno di gioco distante dalla tribuna. In più, giocare contro il Milan richiede massima attenzione, quindi ero concentratissimo sul campo e non facevo caso alle voci provenienti dall’esterno. Perciò non so se imitavano il verso della scimmia, insultavano o stupidaggini del genere. Posso confermare di aver percepito comunque una sorta di “buu”. I giocatori del Milan, e in particolare i giocatori di colore, forse sono più “abituati” ad essere insultati e quindi se ne sono accorti immediatamente.

Come avresti reagito se fossi stato uno di quei giocatori insultati?

Se devo essere sincero, non avrei reagito come ha fatto Boateng. Lui ha reagito come pensava fosse opportuno per la situazione. Conoscendomi, io non avrei fatto nulla, avrei continuato a giocare ed avrei ignorato quei tifosi, perché erano una minoranza. Dico cosi, perché ritengo di avere un carattere totalmente diverso dal ghanese, io sono molto più mite e meno impulsivo. Lui ha reagito secondo la sua indole, io avrei reagito secondo la mia.

Che sensazione hai avuto, come uomo e sportivo?

Una sensazione di amarezza. Sono tuttora dispiaciuto di quanto accaduto. Ripeto, cose del genere nel 2013 non dovrebbero esistere. Sono rammaricato, anche perché giocare contro il Milan non è da tutti i giorni. È un’occasione unica per confrontarsi contro grandi campioni, che hanno vinto molto e che hanno la possibilità di giocare in Champions League. E soprattutto per mettersi in mostra, cosa fondamentale per noi giovani. Un pensiero anche alla famiglie e a tutti gli spettatori presenti alla stadio, che hanno assistito solo a mezzora di match.

È stato giusto, a tuo modo di vedere, sospendere la partita?

E’ stato giusto, perché i giocatori del Milan si sono sentiti presi in causa ed offesi. Rispetto quindi la scelta della società e dei giocatori di andarsene e sospendere la partita. È stato un segnale forte per tutto il mondo dello sport.

Come cureresti tu, se potessi farlo, questa piaga del razzismo nel calcio?

Andrei ad intervenire sui ragazzini. Intendo dire che occorrerebbe insegnare fin da subito ai più piccoli che atteggiamenti del genere non portano da nessuna parte, che sono dannosi. Non sono comportamenti da adottare né nello sport, né nella vita di tutti i giorni, farei un’azione di “civilizzazione” insomma. Per quanto riguarda quei tifosi che rovinano le giornate di festa, come quella di venerdì, penso che sia opportuno rintracciarli e bandirli dagli stadi. Ovviamente non parlo solo dei tifosi di Busto Arsizio, ma mi riferisco ad ogni tifoso ignorante in ogni categoria.

Parlando di te. Hai un Passato bianco-scudato ed un presente alla Pro Patria. Il tuo futuro?

Sono concentrato sul presente, quindi sulla Pro Patria. Lavoro tutti i giorni al 100% e mi metto in gioco per guadagnarmi un posto da titolare. Non è facile qui, perché il livello è alto, ma è una sana competizione che fa bene a crescere. Non posso nascondere il fatto che non sarebbe indifferente per me se il Padova dovesse cercarmi. Al Padova, la squadra della mia città, non posso dire di no…
Fonte | Michel Luvibudulu per PadovaSport.tv