L’ultimo volo di Toni Pin , il portiere dei panzer

E’ scomparso all’età di 83 anni Toni Pin, il portiere del Grande Padova di Nereo Rocco. Come un’altro grande biancoscudato, Aurelio Scagnellato, Pin mosse i primi passi da calciatore nella Luparense per poi approdare all’ombra del Santo collezionando 187 presenze dal 1956 al ’62. Poco spettacolare e molto concreto, era uno dei cardini su cui si è fondata la mitica difesa dei panzer. Il Calcio Padova si stringe attorno ai familiari e agli amici in questo momento di dolore.


PADOVA. Padova piange, ancora una volta, la scomparsa di uno di quei personaggi che, nei gloriosi tempi che furono, l’hanno resa grande al cospetto dell’Italia calciofila. Antonio Pin, per tutti “Toni”, colui che del mitico Padova di Nereo Rocco difendeva i pali, è scomparso alla casa di cura della Mandria sabato notte, all’età di 83 anni, gli ultimi dei quali trascorsi a combattere una malattia crudele e inesorabile: l’alzheimer. Pin, veneziano di Fossalta di Piave, era nato il 3 ottobre 1928. Mosse i primi passi tra la Luparense e la Mestrina, prima del grande salto nell’Udinese.

Anche se la grande chance l’avrebbe avuta già da giovanissimo, quando il Grande Torino volle acquistarlo come riserva, prima che un infortunio facesse saltare l’affare. Una benedizione del destino, considerato che pochi mesi dopo la squadra granata perirà nella tragedia di Superga. Pin sbarcò a Padova nel 1956, dopo tre stagioni alla Sampdoria, con i biancoscudati in serie A e un terreno già spianato per quello che, la stagione successiva, si sarebbe rivelato il miglior campionato di sempre, con il terzo posto finale agli ordini di Nereo Rocco. Erano i mitici Panzer. All’Ombra del Santo resterà fino al 1962 collezionando 187 “gettoni” in campionato, che ne fanno a tutt’oggi l’estremo difensore più presente nella storia del Padova. E pensare che in porta non ci voleva nemmeno stare.

«Non mi piaceva fare il portiere, volevo correre, giocare in attacco» ha sempre raccontato Pin, che una volta appesi i guantoni al chiodo intraprese la carriera di allenatore, passando anche per la panchina dell’Appiani. Nella stagione 1976/77 sostituì Bergamasco a gennaio salvando i biancoscudati in serie C, prima di declinare la proposta di rinnovo offertagli dal presidente Farina viste le disastrose condizioni societarie. Di Pin aveva parlato non più tardi di tre settimane fa Humberto Rosa, ospite negli studi di Telenuovo: «C’era un compagno dal cui comportamento, al termine della partita, capivo se avevo giocato bene oppure no. Se rientrando negli spogliatoi mi dava una pacca sul braccio voleva dire che ero stato bravo, se invece filava dritto le cose erano andate male. Questo giocatore era Toni Pin».

Lo stesso Rosa ieri si trovava a piangere uno degli ultimi grandi amici rimasti nel mondo del calcio: «La notizia della sua scomparsa è per me un dolore indescrivibile – ha commentato l’argentino – Ho perso un fratello maggiore, forse anche di più. Lui e Lello Scagnellato sono state le persone, di quel Padova, cui ero più legato: Toni Pin era un uomo grande, un personaggio unico, dentro e fuori dal campo». Il legame tra Pin e Rosa nasce da un gesto: «Il merito del mio arrivo al Padova è tutto suo perché Rocco nei miei confronti era scettico, dopo i problemi che aveva avuto con i sudamericani ai tempi di Trieste. Pin, che aveva giocato con me due anni alla Sampdoria, gli consigliò di prendermi ad occhi chiusi. Rocco lo ascoltò: da lì in avanti, ogni volta che in campo non rendevo al meglio, scherzosamente il paròn se la prendeva con lui, com’era nel suo stile. Toni è stato una persona esemplare».

Sulla stessa lunghezza d’onda è il ricordo che Gastone Zanon, un altro dei mitici “panzer”, consegna alla storia: «Io e lui eravamo molto amici – ricorda Zanon – e sono rimasto veramente addolorato dalla sua scomparsa. Era un ragazzo buono e discreto, che non voleva mai apparire al di sopra degli altri. In campo non badava allo spettacolo, preferiva fare pochi tuffi, come si direbbe ora, “per i fotografi”. Un portiere da Serie A in tutti i sensi, come ancora oggi ce ne sono pochi. Perdo un grande amico, e una persona veramente buona».
Fonte | padovacalcio.it | Il Mattino di Padova